mercoledì 25 aprile 2018

L'errore di Marta


In questo periodo il pensiero va ad alcune persone che hanno smarrito il senso della loro sequela a Cristo e anche alle istituzioni che hanno perso il loro impeto apostolico. Mi pare di aver trovato un bandolo della matassa che si riassume nel rimprovero che Gesù fa a Marta, la sorella di Maria e di Lazzaro:" Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti inquieti per molte cose; ma una sola cosa è necessaria, e Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta"(Luca 10,42). Il punto su cui non avevo riflettuto prima è che Marta fa delle cose buone. Sta preparando da mangiare per Gesù e vuole assicurare l'accoglienza a Lui e al suo seguito. Cosa c'è di meglio? Il meglio c'è, ed è quello che fa Maria: capire chi è Gesù e perciò fermarsi ad ascoltarlo, non perdere la sua compagnia. L'inizio della perdita di senso nell'impegno di seguire il Signore sta proprio nel fare "altro" e questo altro non è una cosa cattiva ma una cosa buona che però non è "quella" che si deve fare. S'interrompe senza accorgersene il canale dello Spirito Santo. S'incomincia a parlare di libertà, si ascoltano varie opinioni, soprattutto le proprie, e ci si immerge nell'azione che a lungo andare diventa assordante. Così capita alle istituzioni apostoliche: tante opere benefiche ma si smette di trasmettere Gesù, soprattutto ai giovani: le vocazioni calano e si dà la colpa alle situazioni sociologiche. Chiedo a Gesù di darmi e di darci lo spirito di Maria, la sorella saggia che si nutre della presenza di Gesù.

venerdì 20 aprile 2018

Maria e Marta


"Una certa donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua. Or ella aveva una sorella che si chiamava Maria, la quale si pose a sedere ai piedi di Gesù, e ascoltava la sua parola. Ma Marta, tutta presa dalle molte faccende, si avvicinò e disse: «Signore, non t'importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù, rispondendo, le disse: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti inquieti per molte cose; ma una sola cosa è necessaria, e Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». E' un passo noto del Vangelo di San Luca (10,38-42) che mi fa meditare. Sono convinto che anche Maria cucinasse e servisse, ma aveva capito chi era Gesù. Quando Gesù torna da loro perché Lazzaro era morto, Marta è la prima che va incontro a Gesù e gli risponde correttamente sulla fede nella risurrezione dei morti, ma Gesù scoppia in pianto solo quando vede piangere Maria: un altro segno della sintonia fra Gesù e Maria.  Racconta infine San Giovanni (12,1-3): "Gesù, sei giorni prima della Pasqua, si recò a Betania dove abitava Lazzaro, colui che era morto e che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero un convito; Marta serviva e Lazzaro era uno di quelli che erano a tavola con lui. Maria allora prese una libbra di olio profumato di nardo autentico di gran prezzo, ne unse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli". La differenza fra Marta e Maria non sta nella maggiore attitudine di Marta al lavoro ma nella sensibilità di Maria che capisce che "una sola cosa è necessaria". Non basta che io faccia cose buone. Devo dedicare a Gesù l'amore e l'attenzione che merita. A Marta il rimprovero di Gesù ha fatto bene.

sabato 14 aprile 2018

Emmaus


Lo smartphone consente di adottare una foto come sfondo e in questo periodo pasquale ho messo la scena di Emmaus dipinta dal Caravaggio nel 1606, conservata a Milano (non quella del 1601 conservata a Londra). Gesù viene riconosciuto mentre benedice il pane e il vino sulla tavola. Ognuno dei personaggi reagisce a modo suo. La moglie dell’oste abbassa lo sguardo concentrata nella devozione di donna che ha vissuto e sofferto. L’oste guarda Gesù con lo sguardo indagatore e la fronte aggrottata dell’uomo rude che si sta rendendo conto. Il discepolo di spalle allarga le braccia in segno di meraviglia. L’altro discepolo si afferra al tavolo per reggere il terremoto che si scatena nel suo cuore. Il centro della scena è il volto di Gesù che celebra l’Eucarestia da risorto con la stessa espressione dell’ultima cena. E’ dolcemente concentrato in se stesso nell’intensità del mistero di cui Lui solo conosce la profondità. Benedetto lo smartphone che consente di guardare a lungo il quadro. Il silenzio s’impone. L’attimo è sospeso. Il quadro diventa preghiera. Caravaggio è un peccatore, ha da poco ucciso un uomo, ma dalle sue mani esce fuori questo dono. Io sospiro perché mi sento inadeguato. Ogni giorno vado a messa e ogni giorno rimango stupito e piccolo davanti all’immensità. Mi sento superficiale e nello stesso tempo grato alla Provvidenza che mi rende partecipe del Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù. Desidero tornare all’Eucarestia il giorno dopo per essere meglio disposto. Meno male che Gesù resta nel mio cuore con lo Spirito Santo. La scommessa è sulla docilità. Diceva Santa Teresa che la fantasia è la pazza della casa. Mi piace questa definizione scherzosa che dice la verità. La mia resistenza allo Spirito Santo ha qualcosa di folle ed è perdonabile solo dalla pazienza di Dio: da quella pazienza che scorgo nel volto di Gesù.


venerdì 6 aprile 2018

Contestatori

Era il lunedì di Pasqua del 1975 quando incontrai per l'ultima volta San Josemaría Escrivá, fondatore dell'Opus Dei. Fra i tanti ricordi di quella conversazione uno mi è particolarmente presente. Raccontavo al Padre (così lo chiamavamo) come tanti giovani si erano avvicinati decisamente al cristianesimo e alcuni in particolare avevano deciso di dedicare la loro vita a Dio nel celibato. Il Padre ascoltava attentamente e commentò "Cuando el apostolado en una región... - e fece il segno verso il basso - es cuestión de fé, no es cuestión de otras cuestiones". La traduzione è quasi superflua: "Quando l'apostolato in un Paese va giù è un problema di fede non è questione di altro". Ora come non mai occorre aprire orizzonti di fede, di fede praticata, soprattutto ai giovani. Con impegno e decisione, con fede. Nessun adeguamento allo spirito del tempo. Bisogna conoscerlo lo spirito del tempo, che oggi si regge sui pilastri del '68. Bisogna conoscerlo per contestarlo. Si diceva che Dio è morto e noi diciamo che Dio vive nei nostri cuori. Si parlava del libero amore e noi parliamo dell'amore vero, quello per cui si dice "per sempre". Sono stati considerati successi il divorzio, l'aborto, l'eutanasia e noi diciamo che c'è bisogno di eroi che abbiano il coraggio di sposarsi giovani, di volere molti figli, a costo di una vita agitata ma felice. Diciamo che la vita va apprezzata sempre: quando si è vecchi e quando si è malati. Si propagandava il 18 democratico all'università e noi diciamo che c'è bisogno di giovani molto preparati in tutto perché per servire bisogna servire a qualcosa. La bellezza è scomparsa nell'arte e noi diciamo che la bellezza è una caratteristica di Dio e per questo salverà il mondo. Il modello era essere brutti, sporchi e cattivi (come recitava il titolo di un film di quei tempi) e noi diciamo che dobbiamo cercare di essere belli, puliti e buoni, ma non scemi. La fantasia doveva andare al potere e noi diciamo che è la competenza che deve andare al potere unita al desiderio del bene comune. Bisognava mettere "i fiori nei cannoni" ma questo non ha diminuito le stragi. Occorre saper fare una politica illuminata per evitare le guerre sempre folli e atroci. C'erano i contestatori, oggi siamo noi a contestare la loro cultura di morte. Sappiamo di essere poca cosa ma contiamo sull'aiuto di Dio. E allora canteremo "We shall overcome”.