domenica 27 novembre 2022

Resurrezione

 E’ commovente la difesa di San Paolo della fede nella resurrezione di Cristo e nostra: nella prima lettera ai Corinzi conferma, con passione e chiarezza,  che bisogna crederci.

Gli sono grato. Anche nel Vangelo Gesù chiarisce che i morti risorgono, ma San Paolo si confronta con l’incredulità nostra.

Devo dire che, anche per me, non è immediato crederci. Siamo cresciuti con una specie di allergia al soprannaturale. Fin da bambini ci hanno insegnato a non andar dietro alle fantasticherie e, da adulti, è scontato che si crede solo a ciò che si vede si tocca e si può misurare.

E invece non è così. La Rivelazione è una “rivelazione” di ciò che non comprendiamo. Per fortuna il Signore ci aiuta con tante prove della verità della fede: i cosiddetti motivi di credibilità.

Uno di questi mi è balzato in mente stamattina mentre assistevo alla santa messa.

 In quale religione o cultura viene mantenuto un ricordo altrettanto vivo della consacrazione del pane e del vino che fece Gesù? Un episodio di tanti e tanti anni fa.

 Durante la cerimonia della Messa di nuovo vediamo Cristo che, in quella stanza chiamata cenacolo, pronuncia le parole terribili e commoventi. Quando ci penso mi vengono le lacrime agli occhi: non perché sono vecchio e i vecchi si commuovono facilmente ma perché non esiste una situazione così fondamentale come la santa Consacrazione.

L’altro giorno mi hanno chiesto di fare una chiacchierata ad alcune persone sul tema della santificazione della vita ordinaria. Quando ho cominciato a parlare della consacrazione mi sono commosso e ho pianto per qualche secondo. Come al solito in queste situazioni, mentre io rimprovero me stesso, le persone attorno sono contente. Forse perché si vede che faccio sul serio.




Lo Spirito Santo

 Joseph Ratzinger è sempre sorprendente perché illumina con una luce nuova le verità conosciute. In un libro che sto leggendo fa un parallelo fra la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e l’episodio della torre di Babele descritto in Genesi 11.

 Nel caso della torre di Babele gli uomini parlavano dapprima la stessa lingua poi, a causa della loro superbia, Dio li confonde e da allora parlano lingue diverse: non si capiscono fra loro e si dividono. Viene punita la pretesa di costruire l’unità e l’eccellenza basandosi solo sulle proprie forze.

 Nel caso degli Apostoli, lo Spirito Santo nella Pentecoste trasmette la capacità di parlare lingue diverse, ma al fine di farsi capire da tutti. Il frutto dello Spirito Santo è l’unità malgrado le differenze. La Chiesa è una e molteplice, destinata a vivere presso tutte le nazioni.

  Questa verità ha delle conseguenze pratiche per chi vive vita di fede. Chi ha dimestichezza con lo Spirito Santo è portatore di unità: questo è vero per le famiglie spirituali che convivono dentro la Chiesa, ma è vero anche per le singole persone.

 L’istinto umano di creare fratture viene superato dall’uomo di fede, che diventa capace di comprendere le diversità. Se sono irritato con qualcuno perché ha mancato contro di me, non posso mantenere il rancore se ho in me lo Spirito Santo. Imparo a volare sopra le cime degli alberi (le contrarietà della vita): divento comprensivo e anche di buon umore, il che è un bene sia per me che per gli altri.

 Grazie Signore che ci dai lo Spirito Santo.

 



domenica 13 novembre 2022

Dio fa il tifo per noi

 Ogni tanto nella vita spirituale si fanno delle scoperte. 

L’ultima che mi è capitata è che certamente finora avevo vissuto cercando di corrispondere all’amore di Dio; però che lo facessi bene o no era un problema mio: sapevo che Dio era contento se mi impegnavo. Leggendo un testo di Joseph Ratzinger mi sono imbattuto in questa considerazione: ”L’amore di Dio è anche eros.  Nell’Antico Testamento il Creatore dell’universo mostra verso il popolo che si è scelto una predilezione che trascende ogni umana motivazione”. Citando i profeti Osea ed Ezechiele afferma che “l’Onnipotente attende il “si” delle sue creature come un giovane sposo quello della sua sposa”. Passando poi all’insegnamento di Gesù, Ratzinger conclude: “La risposta che il Signore desidera ardentemente da noi è innanzitutto che noi accogliamo il suo amore e ci lasciamo attrarre da Lui”.  Per me il campanellino della novità è suonato in quell’  “ardentemente”. Prima mi immaginavo, senza ragionarci su, una semplice benevola attesa da parte di Dio.

Le due bellissime parabole di Gesù (la pecora smarrita, con la gioia del pastore nel ritrovarla, e la dracma della vecchietta che felice chiama le amiche per festeggiare) stanno a significare che “c’è più gioia in cielo per un peccatore che si converte, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”. Finora  consideravo me stesso fra i novantanove giusti… ma una voce dentro di me ha detto autorevolmente: ma che? Chi ti credi di esser? Tu sei un peccatore, e di quelli forti! Ecco allora che tutto torna. Dio fa il tifo per me e non smette fino a che non divento uno che vive al Suo cospetto, con il cuore infiammato dal sangue di Gesù. Conversioni? Sì che ne devo avere! Continuamente scopro aspetti che dovrei affrontare e migliorare e non sono cose di poco conto.

Dio non assiste benevolmente da lontano ma fa un tifo appassionato per me. E’ stata una scoperta e volevo comunicarla…


 



martedì 1 novembre 2022

Capa fresca

 “tu tieni a capa fresca”, dove fresca va pronunciato come “freshka”. E’ una frase che a Napoli si rivolge a chi vive in modo spensierato.

Ho notato che persone impegnate con preoccupazioni varie, “tengono (invece) a capa fresca” nei confronti delle questioni fondamentali della vita: gli amori, i familiari, il futuro e, soprattutto, il rapporto con Dio. Parlo di cattolici perché per gli atei è un altro discorso.

Questa carenza non è venir meno a un dovere ma è un’assenza di energia vitale. Il rapporto con Dio, che per ognuno è diverso, è fondamentale per vivere bene.

La nostra anima ha bisogno di un’alimentazione di base, altrimenti scivola verso la “capa fresca”. Se ne parla poco e perciò accenno a un elenco di pratiche fondamentali per l’anima:

qualche minuto di Vangelo ogni giorno, la lettura di libri “spirituali”, tipo le Confessioni di Sant’Agostino, il tempo da dedicare all’orazione mentale, la Santa Messa… l’elenco continua e potrebbe spaventare visto nell’insieme, ma si tratta di scegliere, come in un ristorante spirituale.

Posto che il rapporto con Dio per ognuno è diverso: grazie a Dio, si potrebbe aggiungere; il mio piccolo impegno per tenere la finestra aperta all’ingresso dello Spirito Santo però ci deve essere. Ecco che alcune pratiche, come già detto, devono essere come la base nutritiva per la sussistenza spirituale. Altrimenti, benvenuta capa fresca!