In
un’università pontificia ho tenuto una relazione per un incontro di manager
dedicato all’educazione nell’impresa, nella famiglia e nella società. Il clima
era simpaticamente costruttivo e mi ha colpito l’introduzione del sacerdote, che
ha aperto l’incontro con un discorso esclusivamente culturale. Detto tra
parentesi il sacerdote in questione è una delle persone più simpatiche e
preparate che conosca. Ciò non ostante, data la circostanza, ha ritenuto
opportuno restare su linee generali. Da parte mia non ho resistito al desiderio
di approfittare dell’opportunità per andare giù duro e per affermare che se la
creatura non è in pace col Creatore non può trasmettere agli altri serenità,
forza e consapevolezza del significato del proprio lavoro: la cosa migliore per
essere buoni educatori è cominciare col confessarsi. Forse non m’inviteranno
più a tenere relazioni del genere ma non sono pentito perché i manager si sono
mostrati contenti e soprattutto perché questa mi sembra la linea che Papa
Francesco suggerisce: parlare chiaramente. Gli interventi del Papa sono di una
semplicità sconcertante ma hanno una consistenza teologica e antropologica
solidissima. Il suo insistere sul cuore non è sentimentalismo. Il cuore è il
centro della personalità dove avviene la scelta definitiva fra bene e male. La
ragione è un’ancella del cuore che lo aiuta ad andare sulla retta via. I santi
sono sempre stati persone di gran cuore e mai ideologi senz’anima. Userò sempre
la “santa sfacciataggine”!
giovedì 25 aprile 2013
domenica 21 aprile 2013
sabato 13 aprile 2013
martedì 2 aprile 2013
Caro Francesco da chi andremo? Tu solo hai parole...
“Certe
volte sei un po’ arrabbiato con qualcuno? Lascia perdere… E se ti chiede un
favore, faglielo.” Così Papa Francesco suggeriva ai giovani detenuti il Giovedì
Santo scorso, dopo aver lavato e asciugato i loro piedi. E’ coinvolgente la
pedagogia di questo Papa. “Sei arrabbiato? Lascia perdere..” Consigli pratici
che portano con sé la sapienza dell’amore. Perfino quando legge testi liturgici
trasmette il loro significato più personale. Suggestiva durante la Santa Messa
della domenica di Pasqua la preghiera: “O Padre che …rendi possibile ciò che il
nostro cuore non osa sperare”. Il Papa ci rappresenta un Dio che ci sorprende e
va oltre la nostra migliore immaginazione. Durante il Regina Coeli di Pasqua ha
ricordato che “Gesù non è tornato alla vita … terrena, ma è entrato nella vita
gloriosa di Dio e ci è entrato con la nostra umanità, ci ha aperto un futuro di
speranza.” La risurrezione di Cristo apre la strada alla nostra risurrezione
personale. Il corpo di Gesù è in grado di farsi vedere, toccare: può mangiare
assieme a noi. Ma ha qualità straordinarie: può apparire e scomparire ed
entrare dove la porta è sbarrata. Ratzinger ha dedicato pagine meravigliose a
questa consolante verità. Dobbiamo ringraziare Dio per il dono dei Pontefici
che abbiamo avuto. Quanto più l’orizzonte sociale e politico si fa cupo tanto
più convincente appare il loro messaggio cristiano, così che possiamo ripetere
con Pietro: “Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna” (Gv 6,
68).
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