lunedì 25 febbraio 2019

Volanapoli


Napoli è una città splendida. Il suo golfo radioso e accogliente simboleggia la capacità di accoglienza dei napoletani. Quando vai a Napoli avverti una corrente di simpatia. In quanto a qualità delle relazioni umane solo in Sicilia avverto qualcosa di simile, ma qui c’è in più l’allegria. Napoli è una città generosa. Dopo 35 anni che l’ho lasciata ora vi sto tornando sistematicamente e, fra le tante meraviglie riscoperte, c’è stata la quantità e la qualità delle attività di volontariato e assistenza. Basti pensare che il quartiere della Sanità è stato quasi trasformato dal volontariato. Giovani del luogo ben preparati accompagnano i visitatori illustrando le catacombe di San Gennaro o i palazzi signorili d’epoca. Si sono aperti nuovi negozi: c’è una nuova vitalità. La Fondazione Grimaldi a Montesanto ha acquistato un palazzo antico enorme e sta avviando una serie di attività formative per genitori, bambini, ragazzi, disoccupati e assistenza ai malati. Tanti amici miei con naturalezza dedicano tempo ad attività di questo genere. Sembra che la società civile stia riprendendo quel senso di responsabilità proprio dei secoli passati quando nacquero le misericordie e i monti di pietà. Poco più di un anno fa un amico, già campione di pallanuoto e ora avvocato affermato, mi raccontò che aveva trasformato una piscina dell’Esercito in un luogo di sport e istruzione per 500 bambini di una zona periferica. Decidemmo di dar vita a un comitato che valorizzasse e facesse conoscere il volontariato della città e lo abbiamo chiamato Volanapoli. Stanno aderendo all’iniziativa belle personalità della città e presto cominceremo a organizzare convegni, giri per le scuole e contatti con comunicatori. Vogliamo far conoscere l’oro di Napoli.
Il motto del mio amico, che i bambini ripetono in coro è: solo cose belle!


lunedì 18 febbraio 2019

Amleto

“Venerdì alle 19 i bambini dell’oratorio presenteranno l’Amleto di Shakespeare nel salone della chiesa. La comunità è invitata a prendere parte a questa tragedia…”. E’ uno dei comici annunci parrocchiali ormai famoso. Mi è venuto in mente mentre, pregando, mi è risultato chiaro che è inutile e perfino ridicolo pensare di risolvere senza l’aiuto di Dio alcune questioni. Mi sono reso conto che qualche volta nella mia vita ho pensato inconsciamente che ero io che stavo aiutando il Padre Eterno a diffondere il Vangelo sulla terra, mentre la verità è esattamente il contrario. Nel mio percorso spirituale ci sono stati come dei gradini. Prima non pregavo affatto. Poi ho cominciato a pregare perché Dio mi aiutasse a realizzare la mia santa volontà. Poi sono passato a pregare perché riuscissi ad aiutare Dio, come dicevo prima, a realizzare la Sua volontà. Infine ho capito che la migliore e unica preghiera giusta è che si compia la volontà di Dio e che il Signore mi aiuti a non essere d’ostacolo. Non a caso il Padre Nostro che Gesù ci ha insegnato comincia con tre frasi che alludono allo stesso concetto: sia santificato il Tuo nome, venga il Tuo regno, sia fatta la tua volontà. E’ la preghiera di Gesù che si ripete fino all’Orto degli Ulivi (“Non si faccia la mia volontà ma la tua”) ed è anche la risposta di Maria: “Fiat mihi secundum verbum tuum”: si faccia secondo la tua parola. Mi sono reso conto che se dico “si faccia la Tua volontà” sono più disposto ad affrontare le vicende della vita, sono più sereno e più semplice: faccio fuori tutte le complicazioni personali. Da un po’ di tempo è diventata la mia giaculatoria preferita: Fiat voluntas Tua… E non mi sento più un bambino che recita l’Amleto. 

 

Paul Claudel


Da ragazzo sentivo parlar molto degli intellettuali cattolici francesi: Bernanos, Mauriac, Claudel, Maritain, Gilson, Daniel Rops, Jean Guitton, e così via… Un sacerdote amico, per dirozzare me diciassettenne spensierato napoletano, mi fece leggere il Diario di un curato di campagna di Bernanos: una lettura che portai avanti faticosamente finché saltai al finale e restituii il libro. Era la storia di un sacerdote che si macerava in digiuni, prendendo un po’ di vino, soffrendo il mal di stomaco e morendo pronunciando la frase : “tutto è grazia”. Il romanzo è un capolavoro ma non ero preparato. Anzi da allora cominciai a provare un istintivo rifiuto per quel tipo di spiritualismo francese. Tutt’altra impressione ho tratto leggendo ora la vita di Paul Claudel (1868-1955) scritta da Flaminia Morandi (Paul Claudel/ Un amore folle per Dio ed. Paoline). Da quelle pagine emerge una forte personalità caratterizzata da qualità apparentemente in contrasto fra loro. A diciotto anni il giovane Paul si converte ascoltando il Magnificat nella Cattedrale di Notre Dame: una conversione che lo segnerà per tutta la vita anche nelle vicende più complicate che dovrà affrontare. A Parigi Paul frequenta gli intellettuali dei suoi anni e scopre la vena letteraria che affiancherà la sua carriera diplomatica di gran successo (diventa fra l’altro ambasciatore francese negli Stati Uniti, oltre che in Cina e Giappone). L’evento che caratterizza la sua vita è l’innamoramento per una bella polacca, già sposata, che provocherà un conflitto interiore per lunghi anni fino ad arrivare ad una composizione ragionevole: pur separandosi da lei capirà che l’amore umano è una via per comprendere e vivere l’amore per Dio. I drammi che scrive sono continuamente rielaborati. In Italia è conosciuto maggiormente L’annuncio a Maria mentre le altre opere sono meno famose. Il carattere di Paul non è certo facile ma la fede in Dio lo aiuta a mantenere coerente la rotta della sua vita pur in mezzo alle passioni e le difficoltà professionali. Per l’uomo d’oggi è importante conoscere la sua vita, così simile a quella di un professionista esposto alle vicissitudini della modernità. Bisogna rendere omaggio alla capacità di indagine e di racconto di Flaminia Morandi che descrive con partecipazione e intelligenza gli stati d’animo del protagonista. Il lettore si rende conto alla fine che non ha conosciuto un personaggio del passato ma un protagonista della nostra epoca la cui fede non viene intaccata dal laicismo francese onnipresente.


domenica 10 febbraio 2019

L'esigenza


Credo che l’esigenza più sentita nella Chiesa di oggi non riguardi le questioni che si dibattono sui giornali ma riguardi la coscienza dei cristiani dell’essere tali. Per essere chiari mi pare che il cristiano medio di oggi non sia cosciente che la sua vocazione è quella di essere un “solido innamorato di Dio”. E’ un’espressione che mi aiuta quando faccio l’esame di coscienza. Da una parte la solidità: il cristiano è chiamato all’identificazione con Cristo che avviene con il mio piccolo contributo e con il grande aiuto di Dio. L’identificazione con Cristo significa l’unione con Dio Padre e la coscienza di avere la propria missione da svolgere. “Fiat voluntas tua” è un’espressione che Gesù ripete e ci fa ripetere nel Padre Nostro. Maria è la prima che risponde con una frase simile. Fare ciò che Dio vuole: sembrerà strano ma per me è il pensiero più rasserenante che mi aiuta nei momenti di disorientamento. D’altra parte quella del cristiano non è l’obbedienza ad un dittatore, è l’obbedienza al creatore del nostro cuore. Un Creatore che si fa uomo. Perciò tutte le corde dell’umanità possono vibrare in questo amor di Dio che è riposo per il mio cuore, per dirla con Sant’Agostino. Perciò i santi sono uguali e diversi a un tempo. Egualmente fermi nella loro risposta alla chiamata di Dio e differenti secondo la missione che ricevono. Questo della missione è un punto importante. Credo che bisogna cancellare l’idea del cristiano bambino buono che non dice le parolacce e non si droga. Il cristiano ha una missione da compiere che è definita dalla fotografia della sua situazione. Lì dove sta deve essere un fuoco di amore, di amicizia, di laboriosità, di allegria… Lì ha una missione concreta. Penso che sia questa la maggior richiesta che oggi la Provvidenza ci propone e che l’ultimo Concilio ha definito.