La
Chiesa, nella sua storia, è stata
sempre fonte di civiltà, una specie di toccasana della società. Dove ci sono
stati i santi è sorta un’onda di bontà, di lavoro ben fatto, di cura dei
bisognosi. Così come Gesù curava le malattie, scacciava i demoni e insegnava il
giusto rapporto con Dio Padre, così la Chiesa ha continuato a offrirci Gesù
attraverso il battesimo, la Comunione, la confessione e gli altri sacramenti.
La Chiesa, ieri come oggi, cura, viene incontro ai più svariati bisogni dei
carcerati, dei malati, degli emigrati,... In Africa i cattolici sono gli unici
ad occuparsi dei bambini innocenti che nascono con l’AIDS, il 70%
dell’istruzione e delle cure mediche sono fornite dai missionari. In Asia la
Chiesa è l’unica che diffonde una spiritualità che rispetti la persona. Eppure,
ieri come oggi, c’è un accanimento nel presentare i sacerdoti come malfattori e
la Santa Sede come un polo di riciclaggio del denaro sporco o cose del genere.
“Beati voi, quando vi insulteranno … e, mentendo, diranno contro di voi ogni
sorta di male per causa mia” ha detto Gesù (Mt, 5,11). Sembra che questa nota
persecutoria sia una costante della storia. Basta pensare: cosa sarebbe
l’Italia senza i parroci? Cosa sarebbe l’Europa se non ci fosse stato un germe
cristiano unificatore, fonte di arte, di cultura, di vero progresso? Conviene
che io mediti su queste cose e le dica ad alta voce. Non per polemizzare ma per
indurre me e gli altri a riflettere e a ringraziare per aver avuto la Chiesa.
martedì 29 gennaio 2013
domenica 20 gennaio 2013
I cristiani sono chiamati all'unità dell'amore
Ho
trovato una rappresentazione della Trinità in cui Dio Padre si protende verso
il Figlio attraverso lo Spirito Santo. Il Padre porta al collo una fascia, a
mo’ di marsupio, da cui spuntano tanti piccoli volti che rappresentano
l’umanità intera. Mi è sembrato che la scultura riflettesse il discorso di Gesù
durante l’ultima cena. Gesù dice “io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv10,30)
e “chi ha visto me ha visto il Padre”(14,9) . Gesù ci vuol far capire la sua
relazione stretta col Padre. Successivamente promette lo Spirito Santo che farà
comprendere ciò che Gesù ha insegnato (14,26). Si delinea così la Trinità in
cui siamo coinvolti, così come quella scultura suggerisce: “Come il Padre ha
amato me, così anch’io ho amato voi”(15,9), “Come il Padre ha mandato me così
io mando voi”(17,18). A conclusione il comandamento nuovo. “Nuovo” perché
appare per la prima volta nel Nuovo Testamento: “Amatevi gli uni gli altri come
io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per
i propri amici”(15,12-13). “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli:
se avete amore gli uni per gli altri”(13,35). Essere in Dio vuol dire essere
uniti con la forza dell’amore, come la Trinità. E’ il messaggio cristiano
centrale da cui tutto il resto deriva. Ciò che importa non è la mia efficienza
né la cultura ma che io sappia guardare gli altri con lo sguardo di un padre o
di una madre, attingendo la forza dal rapporto con Dio Padre, Figlio e Spirito
Santo, e di Santa Maria.
venerdì 18 gennaio 2013
domenica 13 gennaio 2013
La mia vita vale quanto vale la mia orazione
Gesù,
racconta san Luca, passò la
notte in orazione (Lc
6,12). Gesù prega. Dopo il battesimo nel Giordano, prima di cominciare la vita
pubblica, viene portato nel deserto dallo Spirito Santo: lo spirito di Dio
porta Gesù a ritirarsi solo col Padre. Quando Gesù incontra la samaritana
accanto al pozzo di Sicar le dice: “Se conoscessi il dono di Dio!”. La donna al
momento era interessata soltanto al modo più sbrigativo di procurarsi l’acqua.
Gesù si adatta alla sua mentalità e le promette un’acqua migliore, un’acqua “viva” che “diventerà una sorgente che zampilla
per la vita eterna” (Gv 4, 1-40). Gesù ci conduce al rapporto con Dio
presentandolo come qualcosa di desiderabile, qualcosa che appagherà per sempre
le nostre aspirazioni. Una maniera, non moralistica, di spiegare che il
rapporto con Lui è l’unica cosa che ci rende felici. Devo convincere me stesso
che la vera carica, il vero dono, proviene da lì, non da altro.
Una
volta, viaggiando in un affollato scompartimento di seconda classe, mi trovai a
parlare con una suora che mi suggerì un’immagine suggestiva: quando siamo
davanti a Gesù nel tabernacolo ne traiamo beneficio, anche se ci distraiamo,
così come al sole ci abbronziamo, anche se stiamo pensando ad altro. Da San
Josemaría ho imparato a “fare orazione” a trattenermi per un certo tempo con
Gesù, ogni giorno. Sento che la mia vita vale quanto la mia preghiera. E’ un
consiglio che posso dare a un amico per quest’anno della fede: almeno un quarto
d’ora d’orazione al giorno.
lunedì 7 gennaio 2013
La contentezza di essere cristiani
L’inizio
di un nuovo anno è sempre riprendere la propria vita in una prospettiva
rinnovata. Quest’anno mi ritorna in mente il doppio aspetto della vita di un
cristiano. Da un lato è chiamato a vivere, seguendo i passi di Cristo, una vita
eroica. Gesù è il vero eroe dei cristiani: non uccide ma muore per gli altri. I
cristiani sono chiamati a seguirlo, a darsi agli altri, a essere eroi ciascuno
nella propria situazione. D’altra parte Gesù stesso insiste sull’essere
bambini: lo ripete tante volte. “Se non vi convertirete e non diventerete come
i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” Mt 18,3. Io sono chiamato ad
essere sia bambino che eroe. Che fortuna che ho! Da una parte sono in missione
per conto di Dio come e più dei Blues Brothers, d’altra parte ho Chi mi
sopporta, ha pazienza davanti alle mie continue distrazioni, mi aiuta, mi dà la
gioia di vivere: la gioia dei bambini che hanno un Padre. I popoli cattolici
hanno una tradizione di allegria. Gli spagnoli, gli italiani, gli irlandesi, i
polacchi e così via, hanno tutti, a modo loro, una nota di allegria nel loro
carattere. Sant’Alfonso, il più napoletano dei santi e il più santo dei
napoletani, compose “Quando nascette ninno” il canto di Natale gioioso che non
si sofferma sulle ristrettezze del Bambino ma descrive un panorama di allegria
in cui la paglia della culla rinverdisce e germoglia, e i pastori coprono di
baci i piedi del Bambino. Sì, sono contento perché sono cristiano. Quando sono
scontento sono poco cristiano.
giovedì 3 gennaio 2013
Gregorio Fogliani: una buona notizia per l'anno nuovo
Voglio
cominciare l’anno nuovo con una buona notizia. Un mio amico genovese di origine
siciliana è un imprenditore coi fiocchi. Uno che sa navigare controcorrente. L’imprenditore in questione è Gregorio Fogliani.
Mentre altri licenziano, lui assume, anche in questi momenti di crisi. La sua attività riguarda il buono pasto (il ticket per il pranzo che molti uffici danno ai dipendenti) e, fra gli italiani, è il numero uno del settore. Ma non
si è accontentato: ha inventato il buono pasto elettronico, cioè una carta
prepagata su cui si può caricare il corrispettivo del buono. Poi ha aggiunto
gli sconti alla prepagata grazie alla fidelizzazione con migliaia di negozi. Ha
realizzato con Poste Italiane una card tornasconti e ora lavora al pagamento
attraverso il cellulare… Ma non è questa la notizia. La notizia è che il gran
cuore del mio amico, che batte in primis per la sua famiglia (moglie, due
figlie e tanti fratelli), si è spinto a fare del bene per chi vive con
difficoltà questi momenti di crisi. In tanti locali il cibo invenduto viene
buttato via a fine giornata, mentre molte persone hanno seri problemi per
acquistare cibo per la famiglia.
Gregorio Fogliani
ha cominciato a lavorare sul tema. Ha sensibilizzato a Genova vari esercenti che hanno aderito
all’iniziativa e, a fine giornata, donano il cibo per le mense dei poveri. Ma
ha trovato l’ostacolo di una legge che prescrive che il trasporto di cibo deve
avvenire attraverso celle frigorifere e questo vincolo limita le possibilità.
Lui, che non si scoraggia mai, sta
tentando di portare avanti in Parlamento una modifica della legge e nel
frattempo si è inventato una soluzione geniale: una card che consente di
consumare pasti ad un prezzo stracciato dopo un certo orario. Le card sono
distribuite dal Comune o dalla Caritas e valgono nei negozi convenzionati.
L’esperimento ha funzionato a Genova e ora ci sono i permessi per cominciare a
Roma. Ne parlo perché è un esempio di come far bene il bene. Gregorio Fogliani ha fiuto per questo. Per informazioni: http://www.quifoundation.it/
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