Ho
trovato una rappresentazione della Trinità in cui Dio Padre si protende verso
il Figlio attraverso lo Spirito Santo. Il Padre porta al collo una fascia, a
mo’ di marsupio, da cui spuntano tanti piccoli volti che rappresentano
l’umanità intera. Mi è sembrato che la scultura riflettesse il discorso di Gesù
durante l’ultima cena. Gesù dice “io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv10,30)
e “chi ha visto me ha visto il Padre”(14,9) . Gesù ci vuol far capire la sua
relazione stretta col Padre. Successivamente promette lo Spirito Santo che farà
comprendere ciò che Gesù ha insegnato (14,26). Si delinea così la Trinità in
cui siamo coinvolti, così come quella scultura suggerisce: “Come il Padre ha
amato me, così anch’io ho amato voi”(15,9), “Come il Padre ha mandato me così
io mando voi”(17,18). A conclusione il comandamento nuovo. “Nuovo” perché
appare per la prima volta nel Nuovo Testamento: “Amatevi gli uni gli altri come
io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per
i propri amici”(15,12-13). “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli:
se avete amore gli uni per gli altri”(13,35). Essere in Dio vuol dire essere
uniti con la forza dell’amore, come la Trinità. E’ il messaggio cristiano
centrale da cui tutto il resto deriva. Ciò che importa non è la mia efficienza
né la cultura ma che io sappia guardare gli altri con lo sguardo di un padre o
di una madre, attingendo la forza dal rapporto con Dio Padre, Figlio e Spirito
Santo, e di Santa Maria.
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