mercoledì 22 aprile 2015

Umorismo


Il senso dell’umorismo scarseggia nei nostri tempi. E’ un peccato perché l’umorismo è un antidoto  per i propri e altrui errori. Non a caso sotto il fascismo abbondavano le barzellette che ridimensionavano le pretese assolutistiche del regime. 
Checco Zalone, che sembra alle volte un po’ volgare, lancia messaggi umoristici d’efficacia maggiore di tanti ragionamenti seri: dimostra indignazione al cugino gay per le smancerie omosessuali che ha visto in treno, scambia un sacerdote senza colletto per il fidanzato di una ragazza, fa la pipì nell’ampolla che dovrebbe contenere le acque sacre del Po, insegna paradossalmente al figlio che la felicità non è avere la barca ma è avere una barca più grande...
Un bebé in un manifesto dice: “mia madre si chiama Roberto”: una battuta che smonta la pressione degli adozionisti gay. Costanza Miriano racconta i suoi sbagli e fa ridere di se stessa con autoironia, mostrando che la sicurezza è solo una: quella della fede. Le persone e i popoli privi di umorismo sono pericolosi. Il dittatore non sa ridere di se stesso.
I bambini ridono ma non hanno ancora il senso dell’umorismo. Occorre la maturità di chi si accorge dei propri e degli altrui limiti. Se guardiamo noi stessi nella prospettiva di Dio ci viene da ridere. I santi avevano il senso dell’umorismo che i moralisti alle volte non hanno. Santa Teresa in mezzo alle contrarietà sentì la voce di Dio: “Così tratto i miei amici!” e rispose: “Ora capisco perché ne hai così pochi!”. Chi ha fede, sorride.

domenica 19 aprile 2015

Giubileo giubilante

 
Allegria. Gioia. Sono parole che ben descrivono lo stato d’animo del cattolico in questi giorni. Cristo è risorto. La Pasqua ci ha confermato nella verità più grande. Il Santo Padre ha indetto, nella Domenica della Divina Misericordia, un giubileo che inizierà il giorno dell’Immacolata Concezione di Maria.
Una serie di coincidenze si accavallano. Giovanni Paolo II è morto il 2 aprile del 2005 ma noi conserviamo la dolorosa memoria della sua andata in Cielo nel giorno  della festa (da lui voluta) della Divina Misericordia (la sera del sabato fa parte liturgicamente della domenica successiva). Il nostro carissimo Papa Wojtyla è così particolarmente presente nell’annuncio del Giubileo. Proprio lui che ha scritto l’enciclica Dives in Misericordia (Dio ricco di misericordia).
L’inizio dell’anno giubilare sarà l’8 dicembre del 2015 nel cinquantesimo della conclusione del Concilio Vaticano II. La solennità di Maria è il modo migliore per iniziare un periodo di grazia.
In questi giorni ci avviciniamo al mese di maggio, il mese della Madonna. E’ come un fiorire di gioia dopo i patimenti contemplati durante la Settimana Santa. Le piaghe di Gesù ci hanno ricordato che la vita non è facile per nessuno, ma che la sofferenza, se ho fede, mi avvicina alla gioia della risurrezione.
Che differenza fra la visione mondana della vita e quella cristiana! Nell’una si tenta invano di schivare le sofferenze della vita. Nell’altra si trova la splendida serenità di chi si dona agli altri seguendo le orme di Gesù!

domenica 12 aprile 2015

E’ bene che i cattolici siano concordi, meno ingenui, e preghino.


Consiglio la lettura di un libro scritto sciattamente che però apre visioni storiche, utili per le anime belle che credono che il mondo sia quello rappresentato dai giornali. S’intitola “Massoni” ed è fresco di stampa. Il libro spiega come sono avvenuti i cambiamenti di alcuni “paradigmi” di pensiero ad opera delle lobby internazionali: la politica degli ultimi secoli (da quando la borghesia regge il mondo), l’eclissi dell’autorità, il libero amore e la droga, l’esaltazione del movimento omosessuale, la teoria del gender. Si alternano schieramenti contrari: da una parte progressisti keynesiani, dall’altra conservatori militaristi (scatenati negli ultimi anni). Non accade nulla d’importante che non sia voluto da una superlobby. Esempi sono gli attentati a Kennedy, Reagan e Giovanni Paolo II, l’11 settembre, fino all’Isis che ci tormenta in questi giorni. Si spiegano così perché tanti occidentali (dei servizi) si affiliano all’Isis (che non è di sola marca musulmana), le donne bionde che parlano inglese (come raccontano le profughe che hanno vissuto con loro) e lo stile mediatico di marca occidentale. Attentati clamorosi messi in scena come in un film hollywoodiano e la scelta del nemico: il cristianesimo. Stavolta l’obiettivo non è più New York ma Roma. E’ il tentativo da parte delle lobby atee e guerrafondaie di coinvolgere la Chiesa in quello scontro di civiltà che i Papi non hanno accettato (vedi Assisi). E’ bene che i cattolici siano concordi, meno ingenui, e preghino.

venerdì 3 aprile 2015

L'agnello di Dio



Un’amica mi chiede di non mangiare gli agnelli durante le feste pasquali. Il primo pensiero è stato:“La cultura dominante sentimentale si commuove per gli agnelli e non si accorge  delle stragi di creature umane indifese”. Poi ho pensato che  davvero l’agnello è una creatura così dolce e mite che sembra una crudeltà ucciderlo. Mi è venuto in mente che l’Agnello di Dio è Gesù. Da dove viene l’immagine dell’agnello? Certamente dal sangue dell’animale che salva gli israeliti dalle piaghe d’Egitto ed è all’agnello che si riferisce Isaia quando profetizza che il Messia sarà l’agnello condotto al macello. Infine Giovanni Battista indica in Gesù l’Agnello di Dio che prende su di sé i peccati del mondo. La morte di Gesù, agnello mite e innocente, riscatta dal peccato l’uomo che sceglie se stesso al posto di Dio e lo riconcilia col Signore indicando la via dell’amore. Una via che passa attraverso la sofferenza, il dono di sé ma poi conduce alla felicità e alla vita, sia in questa terra che nell’eternità. L’istintiva pietà per il mite agnello mi ha condotto a considerare il mistero centrale dell’umanità: della caduta, della sofferenza e del riscatto. Ringrazio la mia amica animalista che mi ha aiutato a vivere meglio la Settimana Santa. Sembra che le folle continuino a preferire Barabba a Gesù ma in realtà il regno di Dio, grazie al sangue dell’Agnello, entra nei cuori e porta frutti fecondi. L’Agnello ucciso e risorto mi dà la fede e la forza per non vacillare di fronte all’aggressione.