giovedì 23 gennaio 2014

Santa Caterina c'insegna

 
A Siena un caro priore dei domenicani mi ha guidato nella casa di Santa Caterina, una santa che mi ha sempre affascinato. Una volta le amiche la sentirono dire mentre recitavano i salmi nella basilica di San Domenico,: “Gloria al Padre, a Te e allo Spirito Santo”: stava con Gesù. I suoi familiari le fecero guerra perché voleva sposare solo Gesù, finché il padre la vide mentre pregava con la colomba dello Spirito Santo sul capo: da allora ordinò con arguzia toscana la fine delle ostilità perché non era male avere un genero come Gesù. Una volta scrisse ad un amico: “Tu mi dici: non vorrei essere assorbito dalle cose mondane e io ti rispondo che siamo noi che le rendiamo mondane perché tutto procede dalla bontà divina”. Una frase che mi aiuta davvero nella presenza di Dio durante la giornata. Mentre S. Pio ebbe le stimmate in vita che scomparvero al momento della morte, Caterina chiese al Signore di nasconderle per non richiamare l’attenzione (il che non le impediva di soffrire con Gesù specialmente durante la settimana santa) mentre riapparvero dopo la sua morte. Ebbe un desiderio ardente di ricevere la Comunione, che allora veniva concessa saltuariamente, e un giorno l’Ostia volò da lei mentre assisteva alla S. Messa. Convinse a ritornare dall’esilio avignonese il Papa, chiamato da lei “il dolce Cristo in terra”. Con quest’espressione ha insegnato a me e a tutti come trattare il Santo Padre. Parlò chiaro e, da analfabeta, fece molto più dei letterati e politici della sua epoca.



venerdì 17 gennaio 2014

Oltre la morte


Stanotte è morto un mio caro amico. Mi conforta averlo visto ricevere l’unzione degli infermi e la Comunione. Sto verificando un’altra volta quale carico di saggezza porta la morte. La morte: un vocabolo quasi aborrito dalla cultura dominante, come se si trattasse di una tragedia improvvisa, sgradevole e ingiusta. Quasi sempre si usa un sinonimo o un giro di parole quando è indispensabile parlarne. Eppure toccherà ad ognuno farne esperienza e meno male che nell’Ave Maria chiediamo aiuto alla Madonna ora e nell’ora della nostra morte. Fa piacere ricordare come Gesù dica ai suoi che va a “preparargli un posto” (Gv 14,2). Questa è la morte: andare a occupare un posto accanto a Gesù. San Paolo precisa che ha udito e visto cose inenarrabili quando è stato rapito in Paradiso. Sembra una delusione quest’affermazione per noi che ne vorremmo sapere di più, ma ci dice che la gioia d’amore che ci aspetta supera ogni immaginazione. Mi commuove pensare come Sant’Agostino reagì alla morte della sua mamma Monica. La fede, che aveva abbracciato con tanto impegno, gli diceva che la mamma stava in Dio e che non c’era motivo di pianto. Ma dopo un certo tempo non ce la fece più e scoppiò in un pianto dirotto. Siamo uomini e le perdite delle persone care ci affliggono. Perfino Gesù pianse per Lazzaro. Fede e lacrime: non mi devo vergognare se le due cose vanno insieme. Una cosa è certa: la morte m’insegna a voler bene e a non dar peso ai torti subiti. Alla sera della vita sarò giudicato sull’amore.

 Santa Monica

mercoledì 8 gennaio 2014

L'atteggiamento giusto per il nuovo anno

Un nuovo anno non è diverso dal precedente ma le festività natalizie forse hanno giovato al mio esame di coscienza. Il Dio che prende l’iniziativa mi ha colpito particolarmente quest’anno e mi sono chiesto se rispondo adeguatamente a quest’irruzione di Dio nella storia. Qual è l’atteggiamento che Gesù mi chiede? Da una parte mi dice di non preoccuparmi troppo perché Dio provvede al cibo e al vestito (vedi gli uccelli nel cielo e i gigli nel campo) d’altra parte mi chiede di far fruttare i talenti.  Mi devo abbandonare alla Sua volontà ed essere nello stesso tempo dinamico al Suo servizio. Io sono stato educato all’efficienza, ma è quella che Dio vuole? La cultura del self-made man, dell’uomo che si fa da sé, ha radici evangeliche? Non direi. Gesù loda apertamente soltanto coloro che hanno fede, fiducia in Dio. Il centurione che si affida a Lui, la donna che gli tocca il mantello… Nello stesso tempo mi chiede di essere astuto e mi fa l’esempio del mercante di perle che sa il fatto suo. E allora? La soluzione c’è ed è vedere la realtà con gli occhi di Dio. Maria si abbandona alla volontà di Dio ma non resta ferma, sa correre dalla cugina Elisabetta. Io devo credere che Dio è il Signore della Storia e della mia storia: contano i Suoi piani e non i miei. Non devo costruire me stesso ma negoziare i talenti per Lui. Per Lui che nasce senza rumore e giace in una mangiatoia, che viene a servire e non ad essere servito. Fede e servizio: questo per me è l’atteggiamento giusto nel nuovo anno.