martedì 29 ottobre 2013

non devo aver paura della tenerezza

 
La tenerezza. Una delle sorprese di Papa Francesco, fin dall'inizio del pontificato, è stato l’invito a non aver paura della tenerezza. La tenerezza è considerata una virtù principalmente femminile. E' la donna che trasmette la vita e l'amore, ed è perciò maestra di tenerezza. Il Papa rivolge quest'invito anche agli uomini, non per effeminarli ma per insegnare a manifestare l'amore che portano dentro. Viviamo un'epoca in cui è tenuta in gran conto la professionalità: il modello vincente è il manager duro ed efficiente e, possibilmente, senza scrupoli. Ma perfino gli studi americani più avanzati in tema di management rivelano che il buon manager deve saper essere accogliente: capace di considerare l'interlocutore come una persona nel suo insieme. In altri termini, non deve aver paura della tenerezza. Ecco che si riscoprono le virtù cristiane che rendono amabile la convivenza anche nelle circostanze più comuni della vita. Si sente il bisogno di persone allegre o perlomeno serene. Una persona che è quasi sempre di buon umore è un tesoro, una risorsa. Anni fa si cantava di più: l'operaio fischiettava e la donna che lavava per terra si cimentava nell'ultima canzone d'amore. La vera sorgente di questa gioia è l'armonia interiore col Creatore. Perciò il Papa ci parla di tenerezza: la fede c'entra e come. Se so che la Provvidenza provvede (e che per chi ama Dio tutto coopera al bene (Rm 8,28) sono disposto a un sorriso e perfino a dire "buongiornissimo", anche nelle brume della mattina.


giovedì 24 ottobre 2013

Il Papa ha il diritto di fare il papa



Il sistema mediatico è rimasto sconcertato davanti al comportamento di Papa Francesco e non riesce per ora ad attaccare. Cominciano però i tentativi di critica come quello di un giornalista che riporta la frase dell'anziana mamma: "occorre che ci sia più distanza!". In altre parole, ci deve essere più distacco fra la figura del Pontefice e quella di un normale fedele. Càpita anche che le mamme si sbaglino. Diceva André Frossard che Dio sa contare fino a uno per dire che siamo tutti figli unici di Dio Padre. La caratteristica del Dio cristiano è quella di essere un dio vicino non un dio distante. Gesù è venuto accanto a noi, si dà da mangiare nella Comunione e chiama "amici" (Gio 15,15) gli apostoli prima di morire. A Pietro Gesù affida la Chiesa e sarà con noi fino alla fine dei secoli. Papa Francesco mi aiuta a sentire Dio come il dio della vicinanza. Ogni suo gesto ricorda che in ogni uomo si scorge il volto di Gesù.
Poi c'è qualcuno che vuole contrapporre lo stile di Francesco con quello di Benedetto. Ma il Papa ha promulgato l’enciclica sulla fede dove l’impronta di Ratzinger è evidente, definendola chiaramente un lavoro a quattro mani. Dov’è la rottura e la discontinuità? Un cristiano deve lasciare al Papa la libertà di fare il Papa.
Quando rinuncia alle vacanze, all’automobile di grossa cilindrata, ai simboli dell’autorità sta modificando l’istituzione ecclesiale?  Non è il caso di formulare giudizi: esiste una grazia di stato che guida ognuno, soprattutto il vicario di Cristo.

giovedì 17 ottobre 2013

Costanza scrive al Papa



Pochi giorni fa Costanza Miriano ha partecipato a un seminario sulla Mulieris Dignitatem in Vaticano e ha incontrato il Papa a cui ha consegnato questa simpatica lettera: le ho strappato il permesso di pubblicarla.
Caro Papa, 
le vere rivoluzionarie sono le donne che vogliono, come Maria, servire, non quelle che chiedono maggior potere nella Chiesa. Noi sappiamo che il ministero mariano precede quello petrino, e sappiamo che solo l'amore è credibile, e che solo la croce rende vero l'amore, il resto non ci interessa. Noi sappiamo che l'unico privilegio a cui anelare è quello dello Spirito, e il sacerdozio che vogliamo per le donne è solo quello del cuore. Noi donne al servizio della vita non vogliamo contare di più, né tanto meno diventare cardinali: non ne abbiamo tempo, dobbiamo crescere i nostri figli!
Le scrivo a nome di tante donne che vogliono servire la vita, e sono felici per questo. Non vogliono tornare a modelli del passato, ma essere controcorrente, e sottomettersi coraggiosamente a uno sposo. Donne che hanno Maria per modello, e la certezza che solo Dio, nessun uomo mai colmerà tutte le attese del loro cuore. Le scrivo a nome, credo, delle settantamila donne che hanno letto i miei libri, e che ho in parte incontrato in tutta Italia (presto anche all'estero). Tutte mi dicono che da quando qualcuno ha ricordato loro quanto è bello essere docili e accoglienti amano di più il loro marito e se ne lasciano guidare. Tante mi scrivono che hanno deciso di sposarsi o di aprirsi di nuovo alla vita, ed hanno avuto il terzo, il quarto, il quinto figlio. Tante mi scrivono che da quando cercano di essere sottomesse al marito, come la Chiesa a Cristo, lui ha cominciato piano piano a morire per loro, un po' per giorno, cercando di imitare Cristo.
Tante donne invece soffrono. Ma, almeno nella parte ricca del mondo, non soffrono perché discriminate. Soffrono al contrario proprio perché non dipendono più da nessuno. Decidono da sole di sé, del proprio corpo, della propria vita, di come vivere il sesso. Decidono se tenere o no quel bambino che ha cominciato a vivere dentro di loro. Soffrono perché sono sole. Perché si sono buttate via elemosinando amore e magari a quaranta anni sono divorate dal terribile rimpianto di avere rifiutato dei figli, come terra deserta, arida, senz'acqua. Soffrono perché deluse da uomini egoisti a cui però loro non hanno saputo fare da specchio positivo, che è la funzione della donna, non hanno saputo mostrare il bene e il bello possibile. Se le donne si perdono gli uomini si perdono.
Perdoni se ho osato, le assicuro davvero la preghiera di mio marito Guido, dei nostri quattro figli Tommaso Bernardo Livia e Lavinia e il mio rosario quotidiano, e le chiedo di pregare per noi.
Con affetto e devozione, Costanza Miriano

Il rosario è una garanzia...


La devozione di Papa Francesco per la Madonna ha caratterizzato i primi mesi del suo pontificato.
Maria è la garanzia che si è sulla buona strada: così dicono i santi e i teologi, e così mi dice l’esperienza personale. Quando avevo smesso ogni pratica religiosa il ricordo della Madonna non mi aveva mai lasciato. Ricordo che in un momento di pericolo mi venne spontaneo recitare un’Ave Maria e mi è rimasta la sensazione che Maria mi avesse salvato anche da pericoli di cui non mi ero accorto. Da ragazzo prendevo amabilmente in giro mia zia che recitava il Rosario con mia cugina e, nel bel mezzo della preghiera chiedeva: “Ninì, hai chiuso i polli?” Ninì rispondeva di sì e si riprendeva: “Santa Maria, Madre di Dio…”. Quale fu la gioia di mia zia quando, compiuti i diciotto anni, le chiesi di aspettarmi la sera per dire il Rosario, sotto il cielo blu della notte calabrese mentre l’Orsa Maggiore ci osservava di fronte a noi. Da allora la Madonna non mi ha abbandonato e il giorno in cui arrivo alla sera senza aver recitato il Rosario mi sembra un giorno storto. Se è davvero tardi mi limito a dire alcune Ave Maria e mi propongo di recitarlo bene il giorno dopo. Il Rosario mi piace se non altro perché la Madonna ha dimostrato tante volte di gradirlo ed è un modo di stare con Lei, mia madre, come un bambino sempre più piccolo man mano che passano gli anni. “Se non diventate come bambini non entrerete nel regno dei Cieli” (Mt, 18,3) ha detto Gesù e il conforto dei bambini è la loro mamma.

Papa Francesco c'insegna a fare orazione mentale



Papa Francesco ci sta dedicando una vera direzione spirituale. Ogni suo intervento è occasione per un esame di coscienza. Rifuggire dalla mondanità è uno dei messaggi che ci ha lasciato ad Assisi, intendendo per mondanità mettere il cuore in tutto ciò che è effimero: il successo, il denaro, la sensualità. In questo ritornare su noi stessi per meditare ciò che polarizza la nostra attenzione e intenzione, può essere utile prendere esempio da lui stesso, il Papa. Dove trova la forza per predicare instancabilmente, e anche l’umorismo che gli fa dire alle suore di sorridere ma non come le hostess? Sicuramente la sua ricarica avviene in quell’ora di orazione al mattino e nell’altra ora che dedica nel pomeriggio davanti al Tabernacolo. E’ così che matura nel cristiano la coscienza di stare sulla terra in missione per conto di Dio, così nasce la forza per dar vita alle iniziative che lo Spirito Santo ci prospetta, così viene l’umiltà per dire alla fine della giornata: siamo servi inutili, abbiamo fatto quello che dovevamo. Così si vive con buon umore irradiando gioia attorno a noi. In tal modo tutte le cose brutte che ci circondano, amplificate dai media, non trovano più un’eco nel nostro cuore, siamo noi che illumineremo gli altri con le cose belle che Gesù mette nel cuore: i nostri amici saranno grati a Dio per l’opportunità di averci incontrato. Dedicare tempo all’orazione, al rapporto vivo con Dio. A questo ci spinge il nostro direttore spirituale numero uno: il Santo Padre.

giovedì 3 ottobre 2013

Papa Francesco non riforma solo la curia ma il cuore dei cristiani

 
La formazione politica delle scuole dove abbiamo studiato ha come modello la rivoluzione francese: “tutto e subito” preso con la forza, con le conseguenze che conosciamo. Il Papa è un rivoluzionario che segue un’altra via. Benedetto la indicò parlando a Parigi con gli intellettuali francesi: la grande civiltà europea nacque grazie al lavoro dei monaci medievali che non intendevano fare politica ma cercavano Dio nella preghiera e nel lavoro. Così si costruisce veramente. La grande preghiera di Papa Francesco a Cagliari è in questa direzione: “Signore, ci manca il lavoro, gli idoli vogliono rubarci la dignità, i sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza. Signore, non lasciarci soli. Aiutaci ad aiutarci fra noi perché dimentichiamo un po' l'egoismo e sentiamo nel cuore il “noi”, noi popolo che vuole andare avanti. Signore Gesù cui non mancò il lavoro, dacci il lavoro e insegnaci a lottare per il lavoro, e benedici tutti noi». Preghiera potente che richiama l’atteggiamento di Pio XII con le braccia verso il cielo dopo il bombardamento di Roma. Papa Francesco è il rivoluzionario vero che vede nel volto di ognuno, anche dei più derelitti, il volto di Gesù. Il Papa ci trasmette la sana inquietudine che ci spinge a pregare con impegno (la preghiera è la forza trainante della storia) e a non accontentarci di quanto facciamo per gli altri. Papa Francesco non sta cambiando solo la curia romana, come piace ai giornali, sta cambiando i cristiani. Sta mettendo Gesù nei nostri cuori.


Papa Francesco educa i giovani alla cultura del servizio


L’insegnamento di Papa Francesco apre le porte alla speranza per i giovani e per gli anziani in un momento in cui la società civile è sull’orlo della disperazione. Sembra che il meccanismo che porta avanti il nostro Paese si stia inceppando mentre i politici appaiono incapaci di fronteggiare la situazione. Divampano polemiche su questioni marginali mentre l’essenziale – casa, pane e lavoro – viene trascurato. I cristiani e coloro che sono attratti dal messaggio del Papa hanno un compito preciso: formare i giovani a grandi responsabilità. Il vangelo di Giovanni ci racconta che Gesù lava i piedi agli apostoli prima dell’ultima cena, in cui si offre come nostro alimento spirituale. Un messaggio chiaro di servizio abnegato e totale. I nostri giovani non devono soggiacere alla cultura egoistica dominante ma devono imparare quello spirito di servizio che già ha dato buoni frutti all’indomani dell’ultima guerra. Una classe politica giovane e determinata ha portato il nostro paese, senza materie prime e a pochi anni dalla distruzione, al quarto posto al mondo per sviluppo economico. Erano persone che abitavano in case modeste (La Pira addirittura in un convento) e non disponevano di denaro a proprio vantaggio. Crearono una classe media che non esisteva prima della guerra e possibilità per tutti di accesso alla cultura. Furono ostacolati e bersagliati ma oggi ne sentiamo la mancanza. I giovani che vogliono seguire Papa Francesco devono studiare, lavorare e servire. E noi li dobbiamo aiutare.