La
formazione politica delle scuole dove abbiamo studiato ha come modello la
rivoluzione francese: “tutto e subito” preso con la forza, con le conseguenze
che conosciamo. Il Papa è un rivoluzionario che segue un’altra via. Benedetto
la indicò parlando a Parigi con gli intellettuali francesi: la grande civiltà
europea nacque grazie al lavoro dei monaci medievali che non intendevano fare
politica ma cercavano Dio nella preghiera e nel lavoro. Così si costruisce
veramente. La grande preghiera di Papa Francesco a Cagliari è in questa
direzione: “Signore, ci manca il lavoro, gli idoli vogliono rubarci la dignità,
i sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza. Signore, non lasciarci soli.
Aiutaci ad aiutarci fra noi perché dimentichiamo un po' l'egoismo e sentiamo
nel cuore il “noi”, noi popolo che vuole andare avanti. Signore Gesù cui non
mancò il lavoro, dacci il lavoro e insegnaci a lottare per il lavoro, e
benedici tutti noi». Preghiera potente che richiama l’atteggiamento di Pio XII
con le braccia verso il cielo dopo il bombardamento di Roma. Papa Francesco è
il rivoluzionario vero che vede nel volto di ognuno, anche dei più derelitti,
il volto di Gesù. Il Papa ci trasmette la sana inquietudine che ci spinge a
pregare con impegno (la preghiera è la forza trainante della storia) e a non
accontentarci di quanto facciamo per gli altri. Papa Francesco non sta cambiando
solo la curia romana, come piace ai giornali, sta cambiando i cristiani. Sta
mettendo Gesù nei nostri cuori.
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