Come
ragiona e come si comporta una sposa cristiana? Dopo Sposati e sii
sottomessa, risponde Costanza Miriano
col suo nuovo libro Sposala e
muori per lei (è in libreria da
qualche giorno) rivolto ai mariti ma parlando alle donne, vere registe della
felicità coniugale. Con parole dell’autrice il tema di fondo: Se la donna
rende lo stare vicino a lei un paradiso l’uomo non se ne stanca mai. Alla base, il pensiero forte: La Bibbia ci dice la
verità su di noi. La verità della donna è che è bello per lei scegliere di
obbedire a qualcuno che stima, quando appunto è una scelta. La pacifica, la
rende felice. E l’uomo a cui lei obbedisce, poi, dà la vita per lei. Non
c’entra niente con la logica di chi comanda: è un fare a gara nello spendersi. Un consiglio strategico: La donna deve prima di
tutto resistere alla tentazione di dire all’uomo come deve essere. Non deve
fare la maestrina, criticarlo o cercare di formattarlo. Deve lealmente fidarsi
di lui e del suo sguardo virile sul mondo. E se proprio vuole fargli arrivare
un messaggio deve trovare il modo di parlare con la vita, e di essere talmente
dolce e sorridente e solida (non una bambina che fa i capricci o mette i musi)
da far venire all’uomo la voglia di seguirla. Infine un discorso fondante per gli uomini: La virilità è la
capacità che deve avere l’uomo di prendere su di sé i colpi della vita, a
difesa di coloro che gli sono affidati. È la capacità di morire a se stesso per
far vivere gli altri. Il massimo della virilità è Gesù.
lunedì 24 settembre 2012
Il Papa cita Costantino e ci incita alla battaglia vera che ci attende
L’importante
discorso che il Papa ha tenuto a Beirut il 14 settembre scorso, nel presentare
l’esortazione apostolica sulla Chiesa in Medio Oriente, ha due prospettive
storiche. Da una parte il Santo Padre riprende la prima lettera di San Pietro
rivolta proprio alle chiese del Medio Oriente in difficoltà, sottolineando così
la vicinanza del successore di Pietro ai cristiani di quelle regioni. D’altra
parte, con un’originalità a cui il Santo Padre ci ha abituato, il Papa fa un
riferimento ripetuto all’imperatore Costantino e al simbolo della Croce. Il
discorso avveniva il giorno della festa dell’Esaltazione della Santa Croce che
ricorda il ritrovamento della Croce da parte di Sant’Elena, madre di
Costantino. Anni prima la Croce era apparsa sfavillante a Costantino nella
notte, mentre una voce gli diceva “In questo segno vincerai!”. Poco dopo
Costantino aveva promulgato l’editto di Milano con cui stabiliva la libertà
religiosa e la fine delle persecuzioni dei cristiani. In questo modo il Santo
Padre opera una sintesi efficacissima fra il tema della Croce, che accompagna
la vita dei cristiani perseguitati in Medio Oriente, e la speranza di vittoria.
Il suo discorso si conclude esortando: «Non temere, piccolo gregge» (Lc 12,32) e ricordati della promessa fatta a Costantino: «In
questo segno, tu vincerai!». Nello stesso tempo il Papa ha ricordato il dovere
dei governanti di comportarsi come Costantino, rispettando la libertà
religiosa. Parole significative e di conforto per i nostri fratelli nella fede
che abitano in quelle regioni.
Questo
discorso ha anche un valore universale e affonda le sue radici nel pensiero di
Papa Ratzinger. Quando si parla di vittoria si pensa ad un regno che vince,
come nel caso di Costantino. Nella storia ci sono stati altri momenti chiave
come questo, che hanno consentito la sopravvivenza della cristianità: la
riconquista spagnola da parte dei Re Cattolici, la battaglia di Lepanto
accompagnata dalla preghiera del Rosario, la battaglia di Vienna contro i
turchi… Ma il regno di cui parla Gesù nel Padre Nostro ha un significato più profondo e per
noi molto attuale. Nel suo primo libro su Gesù il Papa spiega bene che Gesù non
allude ad un’istituzione stabile ma ad una sovranità di Dio sul nostro cuore.
Oggi i cristiani del mondo occidentale si trovano
assediati non più dai turchi ma da un nemico “endogeno” che prende le mosse da
elementi impazziti della cultura cristiana. Il problema attuale non è
l’infiltrazione musulmana nell’Occidente, che pure preoccupa molti, ma il
tentativo di espellere la fede dalla nostra civiltà, dal nostro modo di
pensare. Il nemico è un virus che ha avuto due ambienti di coltivazione: il
pensiero illuminista e la riforma protestante. Il 700, il secolo dei “lumi”, ha
avuto diversi pensatori tra cui spicca Rousseau la cui idea di fondo è che
occorre eliminare la Chiesa Cattolica per garantire il futuro luminoso
dell’umanità: il buon selvaggio è l’uomo buono che, seguendo i suoi istinti
naturali, guarirà l’umanità dal suo male, rappresentato dall’oppressione della
morale cattolica e dall’istituzione ecclesiastica. Il peccato originale che
rende l’uomo peccatore non esiste, basta eliminare i cattivi e ogni problema
scomparirà. E’ da questa premessa che nasce la riduzione dell’uomo al suo
istinto (selvaggio) e da qui proviene lo spirito giacobino che vedrà nella
ghigliottina e nel Terrore la liberazione dal male.
Ancora precedente è il pensiero protestante, nella
versione del puritanesimo anglosassone ed olandese, che ha prodotto la
mentalità dello zio Paperone. Può apparire un riferimento divertente ma dietro
la popolare figura dello zio Paperone di Disney c’è simbolicamente il
personaggio di John Rockefeller, lo spietato monopolista del petrolio, l’uomo
più ricco di tutti i tempi, il simbolo del self-made man, la cui fotografia in
tarda età parla da sola. Lo spirito puritano ha visto nel successo e nel
denaro, accumulato in quantità inimmaginabili, il segno del favore di Dio,
mentre la povertà e l’emarginazione sono un segno della disapprovazione divina.
Ecco allora una civiltà che punta solo al successo e al denaro ed è incapace di
capire altre culture e d’intendere la dottrina sociale della Chiesa.
Sia nel caso della cultura illuminista che in quella
puritana secolarizzata non c’è spazio per un Dio a cui dire “Padre nostro”: al
massimo Dio è un collaboratore di un “io” che si autocostruisce. La
comunicazione è diventata il braccio forte di questa mentalità. Oggi gli
eserciti contano meno della comunicazione organizzata che proietta nel mondo
globalizzato l’idea di un mondo senza Dio. Dov’è Dio nelle fiction televisive,
nei giornali, nel web? Ognuno può rispondersi da solo. Grazie alla
comunicazione la cultura anticattolica domina incontrastata. La Chiesa è
disprezzata, derisa, attaccata clamorosamente appena c’è un pretesto, anche
minimo, anche sbagliato.
“In hoc signo vinces” ci ripete il Papa: col simbolo
della Croce vincerai. Come Gesù è stato crocifisso ma ha vinto, così i
cattolici sono perseguitati in modo nuovo e sofisticato ma risorgeranno. Questa
risurrezione passa attraverso una nuova conversione e consapevolezza,
soprattutto dei laici. La Chiesa ha bisogno di laici davvero cristiani per
capovolgere la visione di un mondo senza Dio e proporre la verità di un mondo
creato da un Dio Padre che ci ama. Ecco la rivoluzione a cui siamo chiamati.
Occorre abbandonare l’idea del laico cristiano come un poveraccio incolto, che non si ricorda l’Ave Maria, che
ha pure la laurea ma non conosce nulla del messaggio cristiano. Se vogliamo
risorgere occorre essere santi, ma santi davvero. Santo vuol dire uomo di Dio.
Ebbene sono necessari uomini di Dio. Cadono nel vuoto gli appelli ai cristiani
in politica quando questi, al primo piè sospinto, cadono vittima della
corruzione e degli istinti personali.
Essere persone con una viva spiritualità non vuol dire
essere professionalmente degli imbelli e dei beoti. E’ un errore separare la
scelta spirituale da quella dell’impegno sociale. Solo se si è spiritualmente
solidi, fondati in Dio, si avrà la tempra di essere socialmente efficaci. Come si
fa ad essere fedeli in mezzo alla quotidianità se non leggo il Vangelo, se non
leggo libri solidi (come quelli di Ratzinger, per intenderci) e gli scritti dei
Padri e dei Dottori della Chiesa? Come posso perseverare se non approfondisco
il Sacrificio di Gesù presente nella Santa Messa e non mi alimento del Suo
Corpo e del Suo Sangue? Se non dedico tempo alla preghiera, un buon tempo, come
posso resistere alle tentazioni? So tutto sulla fitness fisica e non so niente
della fitness spirituale? Faccio l’aerobica e non faccio entrare nel mio
spirito il soffio dello Spirito Santo? Faccio la dieta e muoio di fame
spirituale? Vado a fare i master e non ho un consigliere spirituale? Come posso
amare durevolmente mia moglie se non so nulla dell’Amore di Dio?
E’ questa la battaglia da vincere: la formazione dei
cristiani laici.
venerdì 14 settembre 2012
Dio, la natura ed io.
Mi fa riflettere il contatto
con la natura. La consuetudine della vita in città – me ne accorgo ancora una
volta - restringe la mia visuale. Oggi è in corso una tempesta con onde grigie
così grosse e furiose da far sembrare minuscola una “cala” che sembra maestosa
quando il tempo è bello. Solo l’altro ieri in canoa costeggiavo le rocce del
golfo di Castellammare in Sicilia. Le pareti bianche, punteggiate di fichi
d’India, svettavano sul cielo blu e proseguivano nel fondale fino a perdersi
nell’altro blu del mare. Alghe che
sembrano una moquette viola sulla roccia affiorante, ogni tanto un pomodoro di
mare rosso luccicante e un’efflorescenza arancione subacquea di cui non conosco
l’origine. E’ uno spettacolo che non stanca, come guardare il fuoco. C’è tanta
vita e tanta bellezza, abitualmente nascosta per me, e mi viene da dire al
Signore col salmo 8: « che cosa è l'uomo perché te ne ricordi?». Parlo in
serata con un amico astrofisico e mi dice che il sole brucia, da miliardi di
anni, 7 tonnellate di idrogeno al secondo, che le stelle che vediamo fanno
parte della nostra galassia mentre esistono altri mille miliardi di galassie; e
siamo solo al 4% di conoscenza dell’universo. Eppure tutto questo è sabbia
rispetto all’amore di Dio che sale sulla croce anche per me. Dio mi ha fatto
capace di pensare l’universo e mi ha dato un cuore capace di amare. Il Dio
creatore ha soffiato sul mio fango e Gesù mi ha insegnato la logica del
servizio abnegato. Grazie o mio Dio e abbi pietà di me.
Sul Corriere un articolo dal titolo: L'anima? E' solo un'illusione
Gentilmente il Direttore del Corriere ha fatto pubblicare la letterina di rettifica che allego:
Caro Direttore,
sul Corriere di giovedì 6 settembre, con il titolo: "L'anima? è solo un'illusione" viene recensito un libro del professor Boncinelli,.
La dottrina cattolica non insegna che l'anima è come un ciclista di cui il corpo è la bicicletta, come l'articolo suggerisce. Insegna, come giustamente osserva il professore, che l'anima è l'organizzazione del corpo. I progressi della scienza non mettono in crisi quest'affermazione ma semmai il dualismo di Cartesio che pensava che anima e corpo fossero due realtà distinte, come appunto il ciclista e la bicicletta.
Per quanto riguarda l'immortalità dell'anima umana, essa è un'ipotesi di alcuni filosofi e una certezza della rivelazione di Dio, confermata dall'insegnamento di Gesù e dalla Sua risurrezione, "primizia" della risurrezione dei nostri corpi.
Con cordiali saluti
Pippo Corigliano
gcorig@tin.it
Caro Direttore,
sul Corriere di giovedì 6 settembre, con il titolo: "L'anima? è solo un'illusione" viene recensito un libro del professor Boncinelli,.
La dottrina cattolica non insegna che l'anima è come un ciclista di cui il corpo è la bicicletta, come l'articolo suggerisce. Insegna, come giustamente osserva il professore, che l'anima è l'organizzazione del corpo. I progressi della scienza non mettono in crisi quest'affermazione ma semmai il dualismo di Cartesio che pensava che anima e corpo fossero due realtà distinte, come appunto il ciclista e la bicicletta.
Per quanto riguarda l'immortalità dell'anima umana, essa è un'ipotesi di alcuni filosofi e una certezza della rivelazione di Dio, confermata dall'insegnamento di Gesù e dalla Sua risurrezione, "primizia" della risurrezione dei nostri corpi.
Con cordiali saluti
Pippo Corigliano
gcorig@tin.it
sabato 8 settembre 2012
La vita di Ratzinger è come una freccia con un bersaglio: portarci alla fede
Ancora
un po’ di tempo e inizierà l’anno della fede: vorrei evitare in me
l’atteggiamento di chi considera
quest’appuntamento un’occasione edificante come le altre.
Ripenso alla vita di Joseph Ratzinger,
al clima della sua famiglia e alla fede forte e serena in cui è stato formato:
da lì la decisione di farsi sacerdote. Penso al suo insegnamento come teologo
stimatissimo dai suoi allievi: essi stessi ricordano come le sue lezioni
sembravano preghiera. Poi il Concilio, vissuto con atteggiamento riformatore
per presentare il contenuto della fede in modo comprensibile per l’uomo
contemporaneo. Poi le lezioni all’università di Tubinga sul Credo (raccolte in
un libro impedibile: Introduzione al cristianesimo) quando, dopo il Concilio, tentarono d’introdurre le
categorie marxiste nel messaggio cristiano. Invece no: Ratzinger ribadì
chiaramente che la fede viene da Dio e non dalla politica. Poi il lavoro presso
la Congregazione per la Dottrina della fede, grazie al quale, fra l’altro,
abbiamo il nuovo Catechismo. Poi le encicliche (sull’amor di Dio, sulla
speranza, sulla carità operativa e, la prossima, sulla fede), i libri
bellissimi e profondissimi su Gesù (il terzo è in arrivo) e i discorsi da
Pontefice… La vita di Ratzinger ha avuto una sola aspirazione: illustrarci la
fede. Tutta la sua attività è una freccia che ha questo bersaglio: portarci ad
una fede limpida. Non posso avvicinarmi a quest’anno della fede in modo
distratto. Intanto ringrazio Dio di averci dato Joseph Ratzinger.
sabato 1 settembre 2012
La vita è come nuotare in mare non in piscina
In
questi giorni di vacanze ritardate sto facendo delle lunghe nuotate in mare. Mi
colpisce la differenza con le nuotate in piscina, quando sono in città. Nella
piscina tutto è previsto e prevedibile: acqua della temperatura giusta, colore
cristallino, percorsi tracciati. In mare no, tutto è diverso. Ogni giorno il
mare si presenta con un nuovo aspetto: un giorno è calmo e trasparente, un
giorno corrucciato, un altro con i residui galleggianti di una mareggiata. Mi
piace nuotare guardando il fondo, brulicante di pesci di vari colori che
procedono in piccoli branchi, ignorandosi. Ogni tanto il riflesso del sole sul
ventre di un’orata o di un sarago. Sempre un leggero timore dell’ignoto:
potrebbe arrivare un predatore, un pesce fuori misura. Nel mare trovo un altro
volto della natura con il suo fascino e la sua crudeltà. Un amico ha preso con
la fiocina una ricciola con una sardina appena ingoiata.
Nella
piscina il creatore sono io, nel mare sono creatura che contempla la
“creatività” del Creatore. Nel mare mi viene spontaneo pregare, in piscina
tutto mi sembra preordinato. In piscina prevale l’illusione di un mondo
perfetto ma ingannevole. Nel mare c’è lo sgomento davanti alla grandezza di
Dio. Vivrò quest’anno con la coscienza che la vita è andare per mare, guai a
credere che mi trovo in piscina. Dipendo ogni giorno dalla benevolenza di Dio e
nulla è scontato. Devo saper vedere la mano di Dio in ciò che mi circonda e
abbandonare ogni sicurezza. Con la fiducia in Maria, Stella Maris.
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