In
questi giorni di vacanze ritardate sto facendo delle lunghe nuotate in mare. Mi
colpisce la differenza con le nuotate in piscina, quando sono in città. Nella
piscina tutto è previsto e prevedibile: acqua della temperatura giusta, colore
cristallino, percorsi tracciati. In mare no, tutto è diverso. Ogni giorno il
mare si presenta con un nuovo aspetto: un giorno è calmo e trasparente, un
giorno corrucciato, un altro con i residui galleggianti di una mareggiata. Mi
piace nuotare guardando il fondo, brulicante di pesci di vari colori che
procedono in piccoli branchi, ignorandosi. Ogni tanto il riflesso del sole sul
ventre di un’orata o di un sarago. Sempre un leggero timore dell’ignoto:
potrebbe arrivare un predatore, un pesce fuori misura. Nel mare trovo un altro
volto della natura con il suo fascino e la sua crudeltà. Un amico ha preso con
la fiocina una ricciola con una sardina appena ingoiata.
Nella
piscina il creatore sono io, nel mare sono creatura che contempla la
“creatività” del Creatore. Nel mare mi viene spontaneo pregare, in piscina
tutto mi sembra preordinato. In piscina prevale l’illusione di un mondo
perfetto ma ingannevole. Nel mare c’è lo sgomento davanti alla grandezza di
Dio. Vivrò quest’anno con la coscienza che la vita è andare per mare, guai a
credere che mi trovo in piscina. Dipendo ogni giorno dalla benevolenza di Dio e
nulla è scontato. Devo saper vedere la mano di Dio in ciò che mi circonda e
abbandonare ogni sicurezza. Con la fiducia in Maria, Stella Maris.
Belin che mare, Ingegnere Corigliano! Lei si che ne capisce di vacanze!
RispondiEliminaL'amicizia su FB con Ino Cardinale (che, per inciso, gode della mia massima stima ed ammirazione) mi ha spinto a dare un'occhiata al tuo blog (mi permetto di darti del 'tu' in quanto, nel bene e nel male, internet annulla ogni distanza, creando l'illusione, affascinante e pericolosa al tempo stesso, di una comunità globale...). Ebbene, ritornando a noi, il breve post da te pubblicato, e l'unico che, per ora, ho letto, mi ha dato immediatamente la sensazione di essere immersa nell'immensità meravigliosa ed inquietante del mare che, ovviamnente, come hai finemente descritto, nulla ha a che fare con la limitatezza monotona della piscina. L'uno (il mare) simbolo della libertà dell'anima che può spaziare senza limiti, l'altra (la piscina) squallido recinto di cattività della stessa... insomma, condivido in pieno!
RispondiEliminaSilvana Planeta.
Nel mare bello della Sicilia,
RispondiEliminarotta antica di una greca etnia,
si immerse pure l'audace Ulisse
la cui storia Omero gia' scrisse.
Li', pregava gli dei potenti
combattendo con mostri e serpenti,
si invaghiva di maghe e sirene
costretto a ignorarne le nenie
e si nutriva di saraghi e polpi
contrastando Posidone e i suoi colpi.
Avrebbe Ulisse, con tanta bravura,
goduto d'ignoto e d'avventura
navigando in una calda piscina
lavata a fondo con la varecchina?
Ottima e divertente poesia. Grazie!
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