Cosa fare nell'anno della fede? riscoprire la santa messa
Un
musulmano chiede a un cristiano di spiegargli la messa. Il cristiano glielo
spiega e il musulmano dice: “non capisco”, “certo – risponde il cristiano –
sono concetti nuovi per te”, “no – dice il musulmano – ho capito bene. Quello
che non capisco è che voi cristiani avete la messa e non ci andate ogni
giorno”. Quest’apologo, sentito anni fa, conserva la sua attualità. Molti
cristiani ignorano il significato della messa. “Non vado a messa perché la
predica è noiosa” mi disse una nobildonna e l’ho sentito ripetere. Ma ci
vogliamo rendere conto che la messa è la ripetizione dell’ultima cena di Gesù,
la rinnovazione del sacrificio sul Calvario, il ringraziamento per il dono di
Dio stesso che si fa nostro alimento? Un Dio della vita, un Dio che si fa uomo,
un Dio che ci indica la via per la vita eterna. I bambini, dopo la prima
comunione, si meravigliano di sentirsi come prima. Credevano che
prodigiosamente sarebbero diventati buoni. Basta dir loro che quando mangiano
non si sentono cambiati, che superPippo che mangia le superarachidi e combina
superguai esiste solo nei fumetti. Così è per il cibo spirituale: occorre
desiderarlo come sostegno della nostra fragilità per trasformare con calma la
poca cosa che siamo in un altro Gesù. Ma è una crescita lenta. “Tu sì na cosa
grande pe’ me” diceva Modugno, come Santa Caterina che desiderava tanto l’ostia
sacra che essa miracolosamente arrivò a lei. Desiderare la Comunione come i
santi: ecco un’altra cosa che si può fare nell’anno della fede.
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