Natale
è la festa dei bambini. Nasce un Bambino e i bambini sono protagonisti. I miei
genitori non erano praticanti ma il presepe si faceva. Fino alla sera della
vigilia il Bambino non c’era. L’indomani il Bambino c’era. Il messaggio restava
scolpito: Gesù era nato in quella notte. I pastori del mio presepe di bambino
erano i pastori “veri”, gli altri, che si sono succeduti, si potevano accettare
ma non erano quelli veri che abitavano nella mia memoria e sorprendentemente
tornavano ogni anno, più acciaccati e meno numerosi. Le capacità “teologiche”
dei bambini ci sorprendono per profondità e semplicità. Tutti ne abbiamo
esperienza.
Anche io devo tornare bambino: è un comando di Gesù: “se non vi convertirete e
non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3).
Per noi, per me, la semplicità è una conquista. E’ necessario riflettere sulla Creazione del mondo, sul peccato
di Adamo e sulla storia di Abramo, il grande vecchio fedele al Dio unico, che
Gli offre persino il figlio desiderato e ottiene in cambio la grande promessa:
una discendenza numerosa come l’arena del mare che si realizza attraverso Gesù,
il vero Figlio sacrificato. Mentre Adamo ha anteposto se stesso a Dio e ci ha
portato la morte, Gesù percorre il cammino inverso: nasce nell’umiltà,
obbedisce al Padre, ci fa diventare figli di Dio, si offre come nutrimento e ci
ottiene la vita. Una vita d’amore sulla terra, eterna nel Cielo. Nell’Anno
della Fede torno semplice con la fede nel Bambino.
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