Nel
libro sull’infanzia di Gesù il Papa spiega l’origine remota della figura del
bue e dell’asino nel presepe. La mangiatoia, di cui ci parla il vangelo di San
Luca, rimanda a una presenza di animali. Nel rimprovero di Isaia 1,3, vengono
nominati il bue e l’asino, che conoscono il loro padrone mentre “Israele non
comprende”. I due animali rappresentano l’umanità, di per sé priva di
comprensione, che finalmente ricevono l’epifania del Dio che viene in mezzo a
noi. Ebbene, fra i due animali scelgo di essere l’asino. Non solo perché non mi
piace essere bue (e nemmeno mi piaceva il verso di Carducci “T’amo pio bove”)
ma perché sento che la figura dell’asino calza a pennello per me. E’ la figura
dell’ignorante e, davanti a Dio, mi sento così: ignorante. Sono al corrente di
tante cose che Dio ha rivelato, ma le assimilo poco, devo ripeterle, tendo a
vivere come se Dio non ci fosse. Nel presepe l’asino si realizza. Forse non
capisce ma intuisce qualcosa e ce la mette tutta a riscaldare il Bambino.
L’asino è la sintesi della mia vita. Non sono il primo: i santi Agostino,
Benedetto, Josemaría e lo stesso
Ratzinger hanno amato il versetto del salmo 73: “Ut iumentum factus sum apud
te”, sono diventato il tuo asino. Dovrò aspettare il Paradiso per vederLo
faccia a faccia, per ora devo solo portare di buon cuore il carico che Gesù mi
pone ogni giorno e posso alitare con calore sul Bambino per rendermi utile. Un
buon proposito per l’Anno della Fede: vivere come un asinello davanti a Gesù.
Non è facile al giorno d'oggi scegliere di essere l'asino. Tutti protesi verso il successo, la gloria e il danaro, vorremmo essere Rambo o un super-eroe del genere. Ma la forza dell'umiltà che ci ha insegnato Gesù non ha paragoni e quindi anche io scelgo questa forza e anche io voglio essere l'asino. Ma non un asino bellino di quelli che si vedono ormai allo zoo e nei documentari in TV. No. Io voglio essere l'asino spelacchiato dei miei ricordi di bambino; veniva nel mio rione a vendere frutta e verdura un carretto trainato da un asino buono, non di razza , appunto, spelacchiato. Ma sembrava - a me bambino - felice. Felice di servire il suo padrone che gli doveva voler bene assai, visto che traeva sostentamento dalla carretta di frutta e verdura.
RispondiEliminaE poichè il nostro Signore ci vuole bene assai, lo serviremo in letizia professandoci giorno per giorno ignoranti davanti a Lui, tirando la carretta con i pesi che Egli vorrà mettere senza lamentarci . Perchè da una parte il Signore mette i pesi e dall'altra ci da la forza per trainare fino a quando, giunti alla meta, verrà davanti a noi, asini, e lo potremo guardare in volto e gioire della sua presenza.
Sempre che avremmo tirato la carretta....