Nei momenti in cui la diocesi ambrosiana vive la gioia dell’arrivo di un nuovo Pastore viene spontaneo andare alle radici di quell’aggettivo che la distingue: ambrosiana. Il pensiero va ad Ambrogio, il grande pastore di intensa spiritualità e di formazione laica e civile: caratteristiche che sono rimaste impresse nella fisionomia spirituale milanese. E il pensiero va al grande convertito Agostino che con Ambrogio ha mosso quei primi passi che lo avrebbero portato a diventare il grande Padre della Chiesa. Fra i tanti meriti di Agostino c’è quello di averci lasciato un capolavoro: le Confessioni. Non un libro di dottrina astratta ma un libro intessuto di relazione esistenziale con Dio, un libro attualissimo che descrive il dramma della resistenza dell’uomo ad aprirsi a Dio. Pagine potenti e mai eguagliate quelle che descrivono la tempesta dell’animo di Agostino in cui le passioni e le frivolezze non vogliono essere congedate, fino al drammatico colpo di scena. La voce del fanciullo che canta: “prendi e leggi” e la lettura del brano di San Paolo:…”rivestitevi del Signore Gesù Cristo né assecondate la carne e le sue concupiscenze”. Da quel momento, da una località milanese, partì un fiume di grazie e di pensiero che giunge fino a noi. L’attuale Pontefice trae ispirazione per la sua straordinaria teologia dall’eredità di Agostino. Milano, città di grandi santi, continuerà ad essere un faro di spiritualità anche col nuovo pastore Angelo Scola, un uomo di fede, che prega, pensa e agisce.
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