L’incontro
con la bambina vietnamita, nella serata milanese del 2 giugno, è stato un
momento rivelatore del pontificato di Benedetto. Il Papa professore, il
difensore della fede, il valorizzatore della tradizione, ha rivelato il suo
volto più intimo. Nella sua autobiografia Joseph aveva svelato il suo modo
sereno e familiare di guardare alla vita e alle sue gioie, ma quella sera,
proprio perché parlava ad una bambina, ha manifestato chiaramente la tenerezza
del suo cuore: il ricordo della sua famiglia è apparso in tutta la sua
dolcezza. Il canto tutti insieme col papà, che suonava la chitarra
(letteralmente “la cetra”), le passeggiate nei boschi, la bontà di Dio che si
rifletteva nel loro reciproco volersi bene. Se si guarda alla vita di un santo
si trova la santità dei genitori.
Era davvero un anticipo di paradiso il clima di quella casa in cui il sabato
sera il papà leggeva le letture della S. Messa del giorno dopo. La vicinanza a
Salisburgo, la città di Mozart, aiutava a vivere una particolare sensibilità
musicale e il Papa ricorda il Kyrie cantato come l’inizio di un rapimento
soprannaturale. La predilezione del Papa per la musica non è evasione, è
preghiera. In quel breve dialogo milanese è apparso il filo unificante della
sua vita che nasce al tempo della fanciullezza nell’ambiente familiare e giunge
al Paradiso dove ritroverà quello stesso clima di famiglia nel grande amore di
Dio. Ecco la teologia di Ratzinger, una teologia viva che nasce dall’amore e
tende all’amore.
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