C’è un missile che arriva sempre
al bersaglio ed è la preghiera. Un giornalista ha chiesto al Papa se ritenesse
inutile l’incontro in Vaticano fra israeliani e palestinesi, visto il
precipitare degli eventi. Il Papa ha risposto che anche tra il fumo delle bombe
si intravede una porta che la preghiera aprirà. Mi sembra che abbia ragione.
Duemila anni di storia c’insegnano che il cristianesimo sempre perseguitato non
viene mai sconfitto; che problemi che sembrano insolubili si risolvono e si
sciolgono come la neve al sole. Sono devoto a Santa Caterina da Siena che da
buona toscana aveva il senso dell’umorismo. Lei stava il più possibile ritirata
in una cella a casa sua e quando la carità la portava a girare per il mondo si
faceva una cella interiore nel proprio animo. La Provvidenza la portò ad
Avignone: i fiorentini la condussero perché risolvesse per loro una divergenza
col Papa, lei non riuscì in questo intento ma invece convinse il Papa a tornare
a Roma: un problema che allora sembrava insolubile. Il Papa, che la stimava,
trovò il coraggio, affrontò molte difficoltà e tornò a Roma. Da allora il Santo
Padre riprese a governare la Chiesa dalla cattedra di Pietro. Non spaventiamoci
delle aggressioni e preghiamo per i martiri. Noi abbiamo i veri missili che
vanno sparati col carburante della fede. Non stanchiamoci di pregare. Gesù non
abbandona i suoi. Chiediamo di essere davvero suoi, non perché portiamo una
casacca ma perché abbiamo fede in Lui e crediamo nell’arma della preghiera.
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