C’è stata un’epoca in cui i
cristiani avevano un rapporto vivace con il loro vescovo. Sant’Ambrogio è stato
eletto vescovo a furor di popolo e Sant’Agostino divenne sacerdote in modo
simile e poi vescovo. Nei secoli in cui veniva a mancare l’autorità civile ci
si rivolgeva all’autorità ecclesiastica per compiti supplitivi e, senza andar
lontani nel tempo, la presenza del Papa a Roma e di Schuster a Milano durante
l’ultima guerra è stata decisiva. Ora viviamo in tempi difficili e viene
spontaneo pensare all’aiuto che possono dare i vescovi al nostro Paese. E’ giusto che i laici si
facciano sentire per chiarire quali sono i loro bisogni. Mi azzarderei a fare
alcune proposte. Abbiamo bisogno che i vescovi ci parlino di Gesù come ne
parlava Santa Caterina da Siena (che contemplava continuamente Cristo in croce)
e che ricordassero ai cristiani che sono seguaci di chi ha sparso il proprio
sangue e ha dato il suo corpo in pasto a noi come alimento spirituale. Andrebbe
seguito l’esempio del Papa che, nella prospettiva di un nuovo fronte di guerra,
ha indetto una veglia di preghiera. La preghiera può diventare più presente
nella vita della Chiesa malgrado la pressione dei media che vorrebbero ridurla
ad agenzia umanitaria. I giovani potrebbero essere maggiormente stimolati per
una vita cristiana impegnata e verso il sacerdozio. La Chiesa italiana sta già
facendo un buon lavoro nei confronti degli immigrati e di chi è disoccupato.
Forse i pastori possono esigere dai laici che facciano di più.
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