A chi mi chiede come mai ho
preso così decisamente posizione per il Family Day rispondo che il mio
interesse è dettato dalla questione in sé del ddl contestato
(istituzionalizzazione innecessaria delle unioni omosessuali, apertura
all’utero in affitto e via cantando) ma anche dalla necessità di
contrastare il processo che le
èlite angloamericane, vincitrici della guerra, hanno innescato. Un processo
culturale, politico e sociale ben chiaro. Le radici culturali sono quelle
calviniste secolarizzate americane (il successo come segno di una
predestinazione positiva, il disprezzo dei poveri, il profitto ad oltranza ben
rappresentato da Paperon dei Paperoni) e quelle dell’empirismo inglese (homo homini
lupus di Hobbes, individualismo, ciò che si può fare va considerato legittimo,
…). Non occorrono dietrologie per accorgersi che il loro progetto sociale è la
disgregazione della morale occidentale tradizionale con la creazione di
individui attenti solo ai diritti, forti consumatori e acritici perché soggetti
all’enorme pressione omologante dei mezzi di comunicazione da loro controllati.
All’ondata dei diritti non c’è limite: libertà di manipolazione degli embrioni
umani (vedi Inghilterra),
depenalizzazione della pedofilia, eutanasia, e … staremo a vedere. Gli aspetti
economico-politici del progetto sono: trasferimento della crisi economica ai
paesi più poveri (in Italia ne stiamo pagando le conseguenze), guerre (ormai è
ammissione comune che l’ISIS è stato promosso dall’Occidente),
destabilizzazione politica degli altri paesi. E’ notorio che le 80 persone più
ricche al mondo hanno un reddito pari a 3 miliardi e mezzo di persone più
povere.
In passato ci sono stati
imperi più crudeli ma a noi tocca salvare il salvabile e far fiorire una
civiltà che non consideri il profitto individuale l’unico bene. Questo è
compito nostro che comincia dal rispettare i cristiani che non la pensano come
noi e che punta a creare una cultura dell’intelligenza, della solidarietà e
della temperanza.
E’ una sintesi semplificata
ma serve per dire che d’ora in avanti non è tempo di polemiche ma di costruire.
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