venerdì 17 agosto 2018

Mortificazione e allegria


Le persone più allegre che ho conosciuto erano persone che sapevano vivere gioiosamente lo spirito di penitenza. Persone che sapevano godere delle cose belle della vita e mantenere la serenità nei momenti avversi, preoccupandosi degli altri anche in prossimità della morte. La tristezza è l’alleata del demonio. Chi si allontana da Dio porta con se’ un fermento d’insoddisfazione: diventa problematico e superficiale, fa discorsi oziosi, percorre itinerari che non portano da nessuna parte. La vita di un uomo di fede, pur in mezzo alle manchevolezze, è come una freccia che viaggia in direzione della vita eterna. Una vita di gioia che incomincia su questa terra.
Più che parlare di mortificazione si dovrebbe parlare di “vivificazione”. Offrire a Gesù le contrarietà della giornata, passare al di sopra delle sgarberie ricevute, lasciare agli altri le cose migliori a tavola e così via… non sono solo un allenamento dell’anima e del corpo, sono una maniera di continuare la mia preghiera che sembra sempre insufficiente. Mortificarsi è amare di più Gesù e amare maggiormente gli altri. Voler bene è divinizzarsi. Gesù dice “siate perfetti” dopo avermi insegnato che devo perdonare come Dio mi perdona. La perfezione è questa: assomigliare a Dio nell’amore. Forse qualcuno non gradisce le mie manifestazioni di affetto: è il momento di voler bene senza riscontri, come Gesù che ebbe incomprensioni e anche il tradimento da chi gli stava più vicino. Signore insegnami a voler bene.

Nessun commento:

Posta un commento