Ci
sono tanti modi di pregare. In fondo la preghiera è una relazione con una
persona divina (anzi Tre) ed è logico che il modo di relazionarsi sia vario. Ho
imparato da San Josemaría ad avere un atteggiamento confidenziale. Alle volte
si tratta di stare in silenzio ad ascoltare, altre volte chiedo lumi su aspetti
della mia vita. Gesù ha dato una serie di istruzioni sulla preghiera: il suo
stesso esempio (la notte passata in preghiera prima della scelta degli
apostoli, i quaranta giorni nel deserto…), il Padre nostro e sulla liberazione
dai demoni. “Certa
specie di demoni si scaccia solo con la preghiera e col digiuno” (Mt 17,21). Il
tono di Gesù è incoraggiante: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete,
bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a
chi bussa sarà aperto” (Luca 11,9). E nel vangelo di San Giovanni (14,13-14) la
promessa è ancora più esplicita: “E qualunque cosa chiederete nel nome mio la farò,
affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se chiedete qualche cosa nel
nome mio, io la farò”. Il tutto
per la glorificazione del Padre non certo per un desiderio arbitrario della mia
volontà.
Sono giunto
alla conclusione che se da una parte devo trasformare il lavoro in orazione,
dall’altra devo trasformare la preghiera in lavoro. La costruzione del regno di
Dio sulla terra si ottiene pregando il Padre nel nome di Gesù. Perciò il mio
apostolato si costruisce passo dopo passo chiedendo grazie a Dio nel nome di
Gesù.