Mi
ha sempre colpito il fatto che Dio si adatta a noi. Le apparizioni di Fatima e
di Lourdes (che non sono verità di fede ma considerate veritiere dalla Chiesa)
hanno presentato la Madonna che parla non solo nel linguaggio proprio dei
fanciulli portoghesi e di Bernadette ma in modo adeguato alla loro mentalità. A
Guadalupe, in Messico nel 1531, Maria appare vestita come un’india, come si
vede nell’immagine lasciata sulla veste di Juan Diego, e i locali precisano che
l’abito è quello di un’india incinta. Sono piccoli indizi di fronte alla prova
maggiore di un Dio che si fa uomo come noi e che ci apre la strada della felicità
in terra e in cielo. Nei racconti dei mistici le realtà soprannaturali si
presentano in modo adeguato alla loro mentalità. A pensar bene tutta la
creazione ci parla di Dio. Se Dio si adegua alle creature, le creature parlano
di Dio e la sua firma è la bellezza del creato.
Istintivamente
io resisto all’idea di un Dio che è riverso su di me come un padre: non tutto accade
come io vorrei. Ma, se ci penso bene, anche un bambino patisce delle
contrarietà da parte di suo padre: non può giocare con la scatola dei
fiammiferi, non deve buttare tutto per terra… Ecco allora che le contrarietà
della vita si presentano come una pedagogia di Dio nei miei confronti. Il
modello resta Gesù, che è davvero figlio del Padre e che pure trova, al momento
della croce, difficoltà nell’adeguarsi alla volontà di Dio. Devo capire che Dio
si adatta a me, mi accetta come sono, posso parlargli col mio linguaggio e con
il mio goffo modo di essere. Nello stesso tempo la mia strada felice è quella
di Gesù: adeguarmi alla volontà di Dio. Dio per me e io per Lui.
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