giovedì 1 novembre 2018

Dio e me


Mi ha sempre colpito il fatto che Dio si adatta a noi. Le apparizioni di Fatima e di Lourdes (che non sono verità di fede ma considerate veritiere dalla Chiesa) hanno presentato la Madonna che parla non solo nel linguaggio proprio dei fanciulli portoghesi e di Bernadette ma in modo adeguato alla loro mentalità. A Guadalupe, in Messico nel 1531, Maria appare vestita come un’india, come si vede nell’immagine lasciata sulla veste di Juan Diego, e i locali precisano che l’abito è quello di un’india incinta. Sono piccoli indizi di fronte alla prova maggiore di un Dio che si fa uomo come noi e che ci apre la strada della felicità in terra e in cielo. Nei racconti dei mistici le realtà soprannaturali si presentano in modo adeguato alla loro mentalità. A pensar bene tutta la creazione ci parla di Dio. Se Dio si adegua alle creature, le creature parlano di Dio e la sua firma è la bellezza del creato.
Istintivamente io resisto all’idea di un Dio che è riverso su di me come un padre: non tutto accade come io vorrei. Ma, se ci penso bene, anche un bambino patisce delle contrarietà da parte di suo padre: non può giocare con la scatola dei fiammiferi, non deve buttare tutto per terra… Ecco allora che le contrarietà della vita si presentano come una pedagogia di Dio nei miei confronti. Il modello resta Gesù, che è davvero figlio del Padre e che pure trova, al momento della croce, difficoltà nell’adeguarsi alla volontà di Dio. Devo capire che Dio si adatta a me, mi accetta come sono, posso parlargli col mio linguaggio e con il mio goffo modo di essere. Nello stesso tempo la mia strada felice è quella di Gesù: adeguarmi alla volontà di Dio. Dio per me e io per Lui.

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