lunedì 1 agosto 2022

 Ogni tanto ci troviamo in una situazione in cui l’unica prospettiva di soluzione positiva è pregare: chiedere l’aiuto di Dio. Spesso noi stessi o altri abbiamo detto: “Proverò anche se la mia è una povera preghiera…”, oppure una frase del genere.

Occorre distinguere: da una parte che io sia un poveraccio è fuori discussione. Ma un poveraccio, che sa di esserlo, viene ascoltato dal Signore, perciò la preghiera non è povera ma potentissima.

Mi sta a cuore distinguere quando sono devoto e quando sono contemplativo. La devozione è un bell’atteggiamento ma essere contemplativo significa partecipare della realtà di Dio. La conseguenza pratica è il continuo parlare con Gesù che è il fine della mia vita: ne è il custode e il pilota. Un conto è fare una cosa perché la devo fare, un altro è farla avendo come motivazione e guida Gesù.

Ultimamente questo atteggiamento mi riesce più facile. Al mattino mi sveglio e come metto piede a terra dico: serviam!. Per i ricordi di latino ormai lontani “serviam” è sia futuro che congiuntivo. Non importa: vuol dire “ti servirò Signore” e la mia giornata prende senso da questo. Poi nella Santa Messa c’è questo incontro intimo con Gesù nella Comunione. Il dialogo è già iniziato da un pezzo ma, dopo la Comunione è un momento intenso. Lungo la giornata il dialogo continua e ogni tanto me ne dimentico. Poi c’è il ricordo. Ah già Gesù. E chiedo scusa per la distrazione. Così la giornata è viva ed è più facile essere buono oppure meno scemo.

Ho semplificato molto ma penso che se i cristiani invece di fare dibattiti vivessero in questo dialogo, tutto andrebbe meglio. Sarebbero davvero in grado di mostrare come la felicità del Cielo comincia da questa terra.

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