Siamo nel mese di novembre e ognuno ha ricordato i propri cari defunti con affetto e devozione. Nello stesso tempo abbiamo pure pensato che la morte prima o poi arriverà e ci siamo posti la domanda: ma io alla vita eterna ci credo davvero? La domanda non è sconveniente per un cristiano perché lo stesso Santo Padre ha sentito il bisogno di dire ai componenti della Pontificia Commissione Biblica, tutti teologi e sacerdoti: “Noi oggi abbiamo spesso un po' paura di parlare della vita eterna…mostriamo che il Cristianesimo aiuta a migliorare il mondo, ma non osiamo dire che la sua meta è la vita eterna e che da tale meta vengono poi i criteri della vita.” La fede cristiana resta “mutilata” se non si pensa a questa meta. Gesù è risorto e noi risorgeremo con lui. Resistiamo a credere questa verità perché siamo impregnati di una cultura che riconosce solo ciò che è materiale. Solo i bambini sanno credere e parlano con il nonno o la zia defunti. Ecco: chiediamo la fede vera che è quella dei bambini perché, come dice Gesù, solo chi è come loro entrerà nel regno dei Cieli. Dobbiamo ogni giorno rincominciare a vivere in dialogo con Dio, come Sant’Agostino, nel bel mezzo delle tante cose da fare. Noi non abbiamo “cose da fare” abbiamo occasioni per amare, come ha fatto Gesù che aveva “parole di vita eterna”. Perciò il Papa conclude: “Dobbiamo avere il coraggio, la gioia, la grande speranza che la vita eterna c'è, è la vera vita e da questa vera vita viene la luce che illumina anche questo mondo.”
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