Qualcuno ha detto che, davanti alla situazione critica del nostro Paese, occorre soprattutto pregare. E mi pare che abbia ragione. Mi ha sempre colpito il fatto che, quando Erode decise di mettere in carcere Pietro (Atti degli Apostoli, cap. 12), la reazione dei cristiani non fu quella di pensare: “fra noi c’è la moglie di Cusa procuratore di Erode, cerchiamo d’intavolare una trattativa per liberare Pietro”. Questo è quello che avrei fatto io. Invece si misero tutti a pregare e Pietro venne liberato miracolosamente.
Il nostro Paese custodisce le reliquie di Pietro e Paolo, il corpo di San Francesco e di tanti santi. E’ una terra ricca di uomini e di talenti sorprendenti. Possiamo chiedere al Signore che ci mandi dei giusti ora che sembra che tutti cerchino soltanto il tornaconto personale. La crisi è mondiale ma avvertiamo, oggi come mai in questi anni, la vicinanza di persone che non riescono ad arrivare a fine mese. Persone a cui pesano le bollette della luce e del gas. Persone che cercano lavoro, persone che soffrono. Abbiamo discusso di come abbreviare la vita agli anziani e non riusciamo a far campare i giovani, abbiamo discusso se chiamare matrimonio l’unione fra omosessuali e lui e lei non riescono a sposarsi e fare i figli che sono una risorsa per il Paese. Siamo andati un po’ fuori strada. Chiediamo al Signore che ci indichi la via, che ci faccia mettere al primo posto l’amicizia con Gesù e renda il nostro Paese lieto e florido. Mi sembra giusto il suggerimento di pregare.
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