Una
spinta, un propellente verso la direzione giusta. Questa è la Messa. La
consacrazione del pane e del vino è il momento essenziale, l’esplosione che mi
proietta in avanti. Dio che si fa uomo muore per me, siede a cena con me e si
dà da mangiare, mi dà l’esempio da
seguire: darsi per amore. Non si finisce mai di meditare sulla Messa perché lì
c’è tutto: il Dio creatore, il Dio redentore, il Dio comunicatore. Ogni
tentativo di definire e catalogare la Messa può essere utile ma dà sempre
l’impressione di una cosa inadeguata. Lì c’è il fuoco. Il fuoco lo posso
dipingere ma non è il fuoco.
Anche
le altre parti della Messa mi trasmettono esempi di vita. Le letture mi
raccontano Dio e mi dicono che non posso conoscerLo se non leggo l’Antico e il
Nuovo Testamento. Il confiteor, il lavabo con l’acqua che purifica e la frase struggente “Signore non sono degno
che tu entri sotto il mio tetto, ma dì una sola parola e l’anima mia sarà
sanata”, esprimono la mia indegnità assieme alla volontà del Signore di fare di
me un uomo di Dio. Quella goccia d’acqua che il sacerdote versa nel vino
ricorda la Divinità che assume la mia natura umana. Il sacerdote dice più volte
“preghiamo” e ricorda la necessità della mia preghiera. La Messa mi mette nella
direzione di Gesù che è opposta a quella di Adamo. Questi ha preferito se
stesso a Dio e ha portato la morte; Gesù ha consegnato se stesso alla volontà
di Dio e ha portato la vita. Un’altra risposta all’amica che mi chiede cosa
fare per l’Anno della Fede.
non brucerà questo articolo, ma certo è brace...
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