martedì 26 febbraio 2013

Dolcissimo Joseph prega per noi


Nel fiume di parole che sono scorse impetuose da quando il Papa ha annunciato le sue dimissioni non ho trovato un accenno all’interiorità del Santo Padre. Si è parlato, nel migliore dei casi, di umiltà e di coraggio ma senza inoltrarsi nell’atmosfera dei suoi sentimenti. Quando a Milano, nell’incontro delle famiglie, la bambina vietnamita gli ha chiesto com’era lui da piccolo, Benedetto ha aperto uno spiraglio nell’abituale velo di riserbo circa la sua persona. Per una volta non ha esposto con la solita nitidezza il panorama così chiaro del suo pensiero teologico ma ci ha fatto entrare nel suo cuore. Abbiamo visto una famiglia cristiana che, fin dal sabato si preparava alle letture della Messa del giorno seguente. La sensibilità musicale era elevata (Mozart, Schubert, Haydn) e il piccolo Joseph vedeva aprirsi il cielo ascoltando il Kyrie così ben cantato. Anche in famiglia si cantava e i piccoli segni di affetto procuravano gioia (anzi “cioia” come lui dice amabilmente). La bontà di Dio si rifletteva nell’amore reciproco. Le camminate nei boschi, le piccole avventure… tutto costituiva un anticipo di Paradiso, infatti “penso di andare a casa andando verso l'altra parte del mondo”. Dolcissimo Joseph. Sembra che il nostro mondo brutale non ti abbia capito, ma non è vero. L’affetto con cui i pellegrini ti hanno salutato negli ultimi giorni di pontificato sta a significare che la gente ti ha compreso. Ora prega per noi come tu sai fare e continuerai ad essere una guida per noi.


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