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Roma si dice: ma ce fai o ce sei? La grande stampa italiana merita questa
domanda: fa finta di essere ignorante o lo è davvero? La tesi dominante è che
il Papa lascia perché sono troppo forti le tensioni che assillano la Chiesa e
il Papa cede davanti a quest’enorme pressione. Ma un po’ di storia l’avete
studiata? Gli attacchi di ora sono il tocco di una piuma rispetto alle
aggressioni e alle divisioni interne dei secoli passati. Il Papa lascia perché
sta invecchiando e pensa al bene della Chiesa che ha bisogno di essere guidata
con mano ferma. Punto e basta. Ma non lascia cadendo vittima degli avversari,
lascia da vincitore. Gesù è morto sulla croce da vittorioso. Nessuno come Gesù
ha inciso nella Storia. La storia si ripete: il lungo, unico, pontificato di
Wojtyla-Ratzinger è stato la riscossa della Chiesa che nel ’78 sembrava
assediata da forze contrarie (Paolo VI è quasi morto assieme al suo amico Moro)
dissanguata da un’emorragia interna. Ancora risuona il grido di riscossa “Non
abbiate paura” che non è rivolto ai cattolici ma agli altri, agli assedianti, e
quel colpo d’ariete: “Spalancate le porte a Cristo!”. La grande stampa non si
accorge che viaggia sull’onda di una cultura di morte e di desolazione che è
perdente anche se sembra irresistibile. Le vittorie dei fautori della morte
(aborto, divorzio, eutanasia) sono vittorie in un deserto pieno di carcasse
umane. Invece è vincente l’appello di Ratzinger che invita finalmente la
creatura ad abbandonarsi nel Creatore.
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