Avere
un nuovo Papa è l’occasione per un esame di coscienza, come cristiani e come
italiani. Come cristiani dobbiamo far fruttificare l’eredità spirituale
dell’unico lungo pontificato Wojtyla-Ratzinger, 35 anni dal 1978 al 2013, che
ha visto la Chiesa diffondere in tutto il mondo un messaggio di speranza, di
fede e di amore. Per noi italiani questo stesso messaggio ha un significato
particolare. Basta con la caccia all’untore, basta col dire che i colpevoli
sono gli altri! Cosa faccio io è quello che conta. Dio è contento di me? I miei
cari lo sono? I miei amici e colleghi di lavoro possono esserlo? Forse qualcuno
si è lasciato prendere dallo spirito giustizialista. Ci hanno fatto credere che
la “casta” gode di privilegi alle nostre spalle, che c’è chi approfitta e ruba.
E con questo? Se aspettiamo che finiscano gli scandali per cominciare a
lavorare stiamo freschi e andremo tutti a picco, ladri e indignati. Dobbiamo
reagire e non unirci alla folla di coloro che pensano che basta protestare.
Devo avere speranza, accettare le contrarietà che Dio permette ed unirmi a Gesù
che non aveva dove posare il capo. Devo diventare seminatore di pace,
laboriosità, serenità. Non lamentarmi. Una persona contenta è una grazia di Dio
e io devo esserlo. I cristiani sono portatori di una buona notizia. Da Maratona
Filippide corse per 40 chilometri per annunciare agli ateniesi la vittoria sui
persiani. E io devo annunciare la grande vittoria di Gesù sulla morte. Viva il
Papa! Viva l’Italia!
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