Ogni
intervento del Papa è pieno di significati e spunti di riflessione. Domenica
scorsa ha osservato che Gesù comincia la sua missione dalla Galilea, “un luogo
decentrato”, e con uomini “di basso profilo”: non “si rivolge alle scuole degli
scribi e dei dottori della legge” ma a persone umili e semplici. “Gesù va a
chiamarli là dove lavorano”. Il Papa traccia un quadro di normalità e,
all’interno di questa normalità (della vita di tutti i giorni come la mia )
Gesù passa. “Anche oggi in questo momento, qui, il Signore passa per la piazza”
dice il Papa e indica la piazza sottostante. Più chiaro di così! Il Papa, il
dolce Cristo in terra, chiama noi come faceva Gesù. Ognuno ha la propria
vocazione e Dio mi chiama a viverla pienamente, volando con le ali che Lui mi
ha dato, non altre. Nella mia vita ordinaria sono chiamato a vivere un amore
straordinario. Se faccio una fotografia della mia vita attuale ho il quadro
della mia vocazione. Non il quadro dei motivi per lamentarmi: se le cose
stessero diversamente, allora! No: guardando quella foto ho l’orizzonte in cui
Dio mi vuole e aspetta che io corrisponda col cuore. E’ Lui che mi dà la forza:
le circostanze avverse sono la croce che posso portare agevolmente se lascio
fare a Gesù. Mi hanno educato come se tutto dipendesse da me. In realtà tutto
dipende dalla mia preghiera. I santi sono stati allegri e fiduciosi. Hanno
fatto grandi cose perché si son lasciati guidare dalla fiducia nella
Provvidenza. E’ qui e ora che Gesù passa.
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