Papa Francesco ha concluso con un discorso equilibrato e
profondo la prima fase del Sinodo sulla famiglia. La Provvidenza ha voluto che
il giorno dopo venisse beatificato Paolo VI, il Papa che ha portato a termine
il Concilio Vaticano II e ha retto la tempestosa stagione del dopo Concilio.
Chi ha vissuto quegli anni ricorda la pressione dei media sulla Chiesa perché
si adeguasse alla cultura dominante. Il vento del ’68 soffiò anche all’interno
delle mura ecclesiastiche e gli anni ’70 in Italia furono anni di pesante
propaganda marxista all’insegna del “tutto è politico”; il terrorismo ebbe il
suo momento culmine nella supplica di Paolo VI alle brigate rosse per salvare
la vita dell’amico Moro. Sembrava di vivere un periodo di follia collettiva
simile a quello che viviamo oggi con l’attacco dissennato alla famiglia. Poi il
clima concitato passò e oggi vediamo i frutti maturi del Concilio: il più
notevole è la nuova stagione di santità per i laici. In Italia in particolare
c’è stato un fiorire d’iniziative che puntano ad una più profonda spiritualità
del laicato cattolico. Lo Spirito Santo ha lavorato e Papa Francesco si adopera
proponendo una profonda conversione ai semplici fedeli: coltivare il rapporto
con Dio (Vangelo, Eucaristia, preghiera), servire gli altri, saper convivere,
sperare contro ogni disperazione. Il Papa ci dà la fiducia che anche questi
tempi folli passeranno e resterà l’esempio luminoso di chi avrà saputo
percorrere i sentieri della terra da amico di Dio.
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