Per chi pensa che l'impegno per vivere da cattolici sia una cosa barbosa, allego questa fotografia.
Costanza ha scritto una prefazione spropositata al libro che ho fra le mani (Cartoline dal Paradiso è il titolo. Quello a destra sono io anche se sembro Dario Fo), ma pur di vendere qualche copia la trascrivo integrale qui sotto...
Per tutta la vita ho sperato
di conoscere Pollyanna, l’eroina della mia infanzia, la ragazzina che sogna di
ricevere una bambola, l’aspetta, la agogna, e quando scarta il sospirato
pacchetto e ci trova dentro delle stampelle inviatele per sbaglio, invece che
disperarsi si mette a pensare che in fondo, alla fin fine, il lato positivo
c’è, ed è che le stampelle non le servono, perché le sue gambe funzionano. Avere
un’amica come Pollyanna è fondamentale nella vita, dovrebbe essere un diritto
non negoziabile dell’umanità. Ogni essere umano dovrebbe vedersi garantita per
statuto la vicinanza di qualcuno che lo aiuti sempre a vedere il bene che è
intrecciato al resto, tra le pieghe della vita, con i suoi fili chiari e scuri
annodati, a volte inestricabili. Qualcuno che non perda la calma, che si metta
lì ad aiutarti a sciogliere il nodo, che veda la direzione della storia, che
sappia ridarti coraggio, qualcuno che sappia fare tutto questo per te non
perché non veda la realtà, ma perché vede in controluce la storia guidata da
Dio. Io questo amico, un amico vero, l’ho trovato. Si chiama Pippo Corigliano.
Pippo non è una persona come tutti gli altri, lui vive con i piedi per terra ma
lo sguardo fisso verso il cielo. D’altra parte lui lo ha detto. Anche lui, come
san Filippo, preferisce il paradiso.
Per esempio, voi, immagino
che siate persone normali come me, no? Se avete quattro buste della spesa e due
o tre bambini per mano (si sa che ai genitori spuntano degli arti aggiuntivi in
caso di necessità), e vi squilla il cellulare, e il semaforo pedonale è
insistentemente arancione tendente al rosso e comincia a piovere, e per quanto
siate dotati di superpoteri non riuscite proprio ad aprire l’ombrello e anche
ad agguantare il telefono che si è vigliaccamente acquattato in fondo alla
borsa, ecco, in quel momento può anche succedere che vi sfugga una piccola
imprecazione. Non dico una parolaccia, ma un mannaggia-al-mondo quello sì. Un
moto di impazienza, un impercettibile sbuffo. A me sì, succede. Succede di
arrabbiarmi se le cose vanno storte, se qualcuno mi fa una prepotenza, se
subisco un’ingiustizia.
A Pippo no. Lui trova sempre
qualcosa di cui gioire in tutto quello che succede, anche lui come Pollyanna se
cade dice “che bello, tanto dovevo scendere”.
Sembra aver capito il segreto
della perfetta letizia di San Francesco, che trovava la gioia nell’accogliere
la realtà docilmente, vedendo in ogni occasione la possibilità di fare la
volontà di Dio. Ma quando dico letizia, dico proprio letizia. Io con Pippo non
riesco a stare senza ridere per più di tre o quattro minuti consecutivi.
Inventa proverbi a caso, storpia i nomi, prorompe in manifestazioni di genuino
entusiasmo per le cose più ordinarie, tipo una bottiglietta d’acqua fresca o
una sedia pronte per lui, quelle cose a cui noi tendiamo ad abituarci.
So che si imbarazzerà di
questo panegirico, e cercherà di modificarlo, ma dovrà passare sul mio
cadavere. Perché persone come lui rendono il mondo un posto più allegro, e non
c’è niente di male a spargere la voce. I Pippi esistono!
Se qualcuno sbaglia, lui
trova il modo di addossarsene la colpa senza dare troppo nell’occhio. Se
qualcuno è insopportabile sarà l’unico a scovare l’unico, minuscolo, quasi
invisibile tratto piacevole di quella persona. L’aspetto salvabile, ciò che lo
rende amabile (ma solo a lui). Se qualcuno non sa fare una cosa, lui si
affannerà a dire quanto sia bravo però a fare quell’altra, in fin dei conti.
Perché il suo principio è: se non ne puoi parlare bene, non ne parlare. E se
proprio devi criticare qualcuno, ti risponderà “allora comportiamoci bene io e
te, e ci saranno due in meno che si comportano male”.
Ecco, queste cartoline dal
Paradiso sono una meravigliosa, ostinata, divertentissima prova del fatto che è
sempre possibile trovare la gioia. Perché la gioia non è un’emozione, ma una
decisione del fondo dell’anima. E il motivo è che se Dio, Dio in persona, l’Onnipotente,
è tuo Padre, cosa altro può farti disperare nella vita?
Diceva santa Bernadette che la
fede è vedere Dio ovunque, e infatti la Madonna durante una delle apparizioni
le insegnò che fare il segno della croce significa proprio questo: prendere su
di sé la realtà, tutta intera, farsene carico senza rifiutare niente. E proprio
questo è il pallino di Pippo: scovare gente che vive la fede in modo normale,
che è felice nella sua vita ordinaria, che parla di Dio dirigendo aziende,
impastando torte, visitando malati, cantando canzoni o scrivendo romanzi o
pulendo pavimenti.
Ci è capitato di lavorare
insieme per la tv, abbiamo girato dei documentari. Io continuavo a proporgli di
intervistare suore e preti, e lui, sembrava lui il più giovane e il più fresco
dei due, deciso come è a parlare soprattutto delle vite normali delle persone ordinarie,
che rivelano Dio non con l’abito, ma con il sorriso o il modo di giocare a
tennis o di cuocere la pizza.
Be’, anche io preferisco il
paradiso, se è abitato da persone così.
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