Un anno fa Papa Francesco veniva
nominato l’uomo dell’anno dal settimanale Time. L’anno appena trascorso ha
confermato la centralità del Papa nello scenario mondiale. E’ lui, assieme a
tutta la Chiesa Cattolica, il motivo di ringraziamento mio per quest’anno.
Anche chi non crede dovrebbe rendere omaggio a quest’istituzione che sembra
l’unica luce fra le tenebre. Dov’è che si parla di fratellanza, di amore alla
vita, di pace? Nella Chiesa di Gesù, che acquista sempre più credibilità malgrado
le forze contrarie.
Tre sono i
viaggi del Papa che rimangono vivi nel mio ricordo: quello in Terra Santa con
l’indimenticabile seguito della riunione romana di preghiera d’israeliani e
palestinesi con Abu Mazen e Simon Peres: un evento che ha sancito la forza
della preghiera al di sopra dell’oppressione della violenza. Il viaggio in
Corea, che ha messo in evidenza la vitalità del cattolicesimo asiatico (la
salvezza verrà dall’est?) e riacceso le speranze di una ripresa della libertà
religiosa in Cina. Il recente viaggio in Turchia, che, fra l’altro, ha fatto
balenare, con lo storico abbraccio col Patriarca di Costantinopoli, la
possibilità di un riavvicinamento definitivo con gli ortodossi attivando il
sogno di una presenza cristiana unitaria da Lisbona a Vladivostok.
La distensione
fra Stati Uniti e Cuba è un fatto eccezionale che apre anche una prospettiva
per tutto il continente americano, grazie al Papa americano…
Il discorso di
novembre davanti al Parlamento Europeo è stato una piccola enciclica che ha
ricordato all’Europa la centralità della persona. Proprio l’Europa che ha
diffuso nel mondo una civiltà umanistica ora deve guardarsi dalla mera
tecnocrazia e assicurare a tutti accoglienza e lavoro: Papa Francesco si è
mosso, attualizzandoli, nel solco
dei messaggi di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, rendendo sempre più
evidente che la Chiesa Cattolica è (diciamolo!) l’unico grande riferimento
morale e culturale al mondo
E’ stato
l’anno in cui il Papa ha proclamato santi Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII.
L’anno in cui si è manifestato ancora di più l’affetto e il rispetto che legano
Bergoglio e Ratzinger. In quale istituzione si trovano manifestazioni così
evidenti di amore reciproco, di grandezza umana (magnanimità), di respiro
universale? Un polacco, un bergamasco, un argentino e un bavarese cosa hanno in
comune? Hanno la fede, la speranza e la carità, e scusate se è poco. Aggiungo
all’elenco lo spagnolo Alvaro del Portillo (che per me è stato il Padre) sulla
cui beatificazione ho già scritto su Tempi.
Il Papa ha
continuato la sua catechesi che sembra una vera e propria direzione spirituale
personale. Da una parte ha invitato il comune cristiano ad un’intensa vita
interiore di unione con Dio. La preghiera, la lettura del Vangelo, la
Confessione (lui stesso si è confessato davanti a tutti), l’Eucaristia e la
recita del Santo Rosario, tutte pratiche indispensabili per nutrire l’anima e
lasciare che entri in essa il soffio dello Spirito Santo. D’altra parte ha
elargito consigli pratici per star vicino al prossimo e in particolare in
famiglia. La giornata non si deve concludere senza fare la pace. “Permesso,
scusa, grazie, per favore”: espressioni da usare sempre più frequentemente. Il
suo pensiero sulla famiglia è stato espresso chiaramente più volte.
L’equilibrato discorso in conclusione della prima fase del Sinodo sulla
Famiglia ha coniugato il rispetto per la facoltà di ognuno di esprimere il
proprio pensiero liberamente con l’osservanza delle verità di sempre del
cristianesimo sul matrimonio e il rapporto tra uomo e donna.
A livello
mondiale il Papa non ha avuto timore di denunciare la volontà di guerra dei
mercanti d’armi e i danni provocati dalla speculazione finanziaria. I suoi temi
sono stati: il lavoro per ognuno e la priorità della persona rispetto ai
sistemi economici che minacciano di eliminare in occidente un’intera classe
media e di affamare ancor di più i poveri del resto del mondo.
Infine
ringrazio Dio per le splendide persone che la grazia di Dio rende più amabili.
Ovunque vado trovo persone meravigliose che sono amici in Gesù. Fra questi mi
stanno a cuore due in particolare a cui voglio bene e che stimo, anche perché
sono apostoli efficaci. Uno è Ettore Bernabei, instancabile lavoratore nella
vigna del Signore come direbbe Ratzinger, che ha raggiunto quest’anno la quota
di 93 anni, tutti spesi a gloria di Dio e per amore al prossimo. L’altra è
Costanza Miriano che, facendo divertire giovani e vecchi, dimostra che il
matrimonio è la più bella avventura d’amore, anche se alle volte (come dice
lei) pare di mordere un sasso, e spiega allegramente le verità cristiane. Sono
belle persone, ben formate da mia Madre la Chiesa.
Mi sembrano
tutti motivi per dire a voce piena: Gratias tibi, Deus, gratias tibi!
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