Sono stato a Palermo per presentare il libro che
raccoglie le Cartoline dal Paradiso ed era il 13 dicembre, Santa Lucia. Non
sapevo che i palermitani quel giorno non mangiano pasta né pane per ringraziare
Santa Lucia per l’arrivo, secoli fa, di un carico di grano in un periodo di
carestia. La tradizione vuole che si mangino le arancine di riso, panelle fatte
con farina di ceci e un dolce chiamato “cuccìa”, confezionato con grano bollito
e altri ingredienti che lo rendono gustoso e sano. Non è una tradizione di “alcuni”
palermitani: la vivono “tutti” i palermitani. Ognuno che ho incontrato me ne ha
spiegato qualche particolare in più. Mi sono chiesto perché mi piace tanto
l’amore alle tradizioni dei padri che è così vivo in questa città aperta al
mondo intero e refrattaria alle mode del momento. La venerazione dei padri è
nel cuore della natura umana. Il Dio fatto uomo è “Figlio”, un figlio che
ringrazia continuamente il padre e desidera compiere la sua volontà. Un figlio
che ci ha insegnato il “Padre nostro” e chiamava Dio Padre “abbà”, cioè papà.
Il Paradiso per noi sarà tornare a casa, nella casa del Padre, dove ci vogliono
bene: diremo “che bello! Sono a casa”. Chi non sa chi è il proprio padre
desidera imperiosamente di conoscerlo e noi cristiani lo conosciamo. Dai padri
proviene un’eredità non solo di cose ma di abitudini, affetti, devozioni. Le
tradizioni conservano qualcosa di sacro. Stimo i popoli che le coltivano. Le
tradizioni hanno in sé un anticipo di Paradiso.
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