Sembra
inarrestabile l’ondata di morte che svaluta il matrimonio, propugna l’aborto,
fa morire i vecchi, annulla la differenza fra maschio e femmina e affida i
bambini a coppie dello stesso sesso. Può sembrare che Dio si sia
"ritirato" e non abbia alcun interesse per le nostre cose.
Mi
vengono in mente le parole di Gesù riportate nel Vangelo di Giovanni (5, 17):
«Il Padre mio opera sempre». Il libro dell'Esodo (33, 11) dice di Mosè che Dio
parlava con lui «faccia a faccia, come un amico parla con un amico». Anche a
noi si può applicare questo "parlare come un amico parla con un
amico" che apre le porte perché Dio possa farsi presente, operare e
trasformare tutto. La santità è questo contatto profondo con Dio, il farsi
amico di Dio: è lasciare operare l'Altro, l'Unico che può realmente far sì che
il mondo sia buono e felice. Se il cristiano vive di fede può operare un
collegamento tra la fedeltà alla tradizione della Chiesa e l'apertura alle
sfide di questo mondo nell'ambito del lavoro, dell'economia, della cultura,
della famiglia e della scuola. Chi ha questo legame con Dio, chi ha questo
colloquio ininterrotto può osare rispondere a queste sfide, e non ha più paura;
perché chi sta nelle mani di Dio cade sempre nelle mani di Dio. È così che
nasce il coraggio di rispondere al mondo di oggi. Il santo può essere molto
debole, ma vive l’esperienza di lasciare operare Dio. Con questo spirito devo
combattere le battaglie di civiltà che richiedono il mio impegno, senza “se” e
senza “ma”.
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