Il
presidente russo Putin ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della
Sera che merita una riflessione. Per ben tre volte Putin ha parlato di
un’Europa da Lisbona a Vladivostok, indicando una larga fascia del mondo – dal
Portogallo alla Siberia - che ha una radicata tradizione cristiana.
Siamo
in un momento di transizione. E’ evidente che l’Europa dell’attuale Unione
Europea va governata con criteri diversi da quelli attuali, meramente monetari,
e che non si può ignorare l’esistenza di una Russia tornata cristiana.
Il
gran tema della povertà viene alla ribalta se non altro per le continue
migrazioni nelle precarie carrette del Mediterraneo piene di disperati. Gli
sfruttatori di materie prime e i mercanti d’armi hanno fatto un gran lavoro in
Africa, in Medio Oriente e in America Latina. Il capitalismo meramente
privatistico non regge la sfida dei tempi e si dimostra incapace di proporre
soluzioni definitive. Occorre una politica illuminata e l’unica luce
disponibile è la cultura fecondata dal cristianesimo. Il Papa è il solo leader
capace di suscitare speranze e indicare soluzioni: la sua prossima enciclica e
l’intervento di settembre alle Nazioni Unite possono diventare eventi storici
anche per il particolare momento che attraversiamo
La
sensazione d’incertezza e di precarietà che stiamo vivendo va superata con il
ricorso alla preghiera fiduciosa: devo pregare per l’Italia e il mondo intero.
La necessità della preghiera non è un pensierino gentile, è l’unica soluzione
seria.
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