"Lo
sbarco in Normandia continua ancora" dice un amico al protagonista del
libro i"I Diavoli" di Guido Brera. Il libro (Rizzoli editore) fa comprendere
il clima e i giochi dell'alta finanza mondiale e fa capire che lo scenario
della seconda guerra mondiale non è sostanzialmente mutato. L'Italia ha perso
la guerra e ancora oggi si va sempre più configurando come un paese
colonizzato. I vincitori (beninteso abbastanza clementi rispetto ai secoli
passati) impongono il clima sociale e morale, l'agenda dei temi da affrontare
sembra più imposto dall'esterno che non dalle condizioni interne (un esempio:
come mai un paese con problemi gravi di occupazione e di immigrazione si trova
impegnato su un tema periferico e circoscritto come quello delle unioni civili?),
le privatizzazioni eseguite affrettatamente, il prossimo cambiamento
costituzionale che favorisce un tipo di governo decisionista, e così via... In
realtà nel dopoguerra un momento favorevole c'è stato. Nel 1962 l'Italia era al
quarto posto fra i paesi più industrializzati. Quello sviluppo prodigioso era
avvenuto grazie ad una classe dirigente ben preparata (Kennedy disse a Fanfani
che aveva studiato su un suo libro) e in un periodo in cui gli alleati erano
impegnati nella guerra fredda. Ora il turbocapitalismo della deregulation, assieme
al nuovo protagonista tedesco, sembra imperversare sulle sorti del nostro
Paese. Qual'è la soluzione? Pare che ce ne sia una sola: la qualità delle
persone. Occorre stimolare i giovani a studiare col desiderio di comprendere la
realtà che ci circonda: cultura umanistica, storia (debellata dai luoghi
comuni), economia e finanza, comunicazione; trasmettendo il coraggio
d'intraprendere. Papa Francesco dà la direzione giusta.
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