Per i cristiani è chiaro che la virtù più importante è la carità, che non termina mai. Papa Francesco sottolinea la necessità della carità sociale ma richiama anche a vivere la carità nella situazione di ogni giorno, con i propri vicini. La maldicenza, i modi bruschi, il rancore, l’incomprensione, la vendetta e altri atteggiamenti poco delicati sembrano normali (anche per i cristiani praticanti) mentre Gesù è misericordioso ed esplicitamente raccomanda di non insolentire nessuno, pena l’inferno (Matteo 5).
Alcuni consigli pratici possono essere utili. Tanto per incominciare è bene non pensare “io sono buono”. Lo dice esplicitamente Gesù: nessuno è buono (Marco 10). Mi deve essere chiaro che io sono capace di compiere qualsiasi infamità se il Signore non mi tiene le mani sulla testa. La preghiera, la confessione, la santa Messa e le altre pratiche mi aprono alla grazia di Dio e allora posso sperare di comportarmi da “buono”. Avere Dio dentro di noi. Chiedere a Gesù di scambiare il nostro cuore col Suo.
Con l’aiuto di Dio posso “saper” voler bene: provare simpatia per ognuno che mi sta attorno. La simpatia si può indurre se non è spontanea: basta guardare l’altro con l’occhio di sua madre poiché, come è noto, il piccolo scarafaggio è bello per sua madre… Ogni persona ha il suo “genio”, la sua nota distintiva. Sta a me scoprirla e valorizzarla…
Poi il buon umore. Il cristiano non ha il diritto di essere musone perché non corrisponde alla sua visione del mondo. Essere allegri o almeno sereni è un gran regalo per chi mi sta attorno, senza drammatizzare nulla… Ripeteva don Dolindo Ruotolo: “Non vedo in me altro che nullità e miseria”. Sembra strano ma non sentirsi importanti rende sereni.
Essere operativi col desiderio di servire gli altri: “dedicarsi agli altri è di tale efficacia che il Signore lo premia con un’umiltà piena di allegria” diceva San Josemaría.
Si potrebbe continuare per ore… resta solo da raccomandare la continua compagnia di Maria, mia e nostra Madre.
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