Vorrei pregare meglio. Ultimamente mi limito soprattutto a chiedere che Gesù entri dentro di me nella direzione indicata da San Paolo: “ non vivo più io, ma Cristo vive in me.” (Galati 2). Recentemente mi sono imbattuto in un noto brano del vangelo di Matteo: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!”. San Luca nel suo vangelo ripete le stesse parole ma nel finale c’è una variante: “quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!”. Non si promettono più le “cose buone” ma “lo Spirito Santo”. Il senso è lo stesso: la cosa più buona che possiamo desiderare è ricevere dentro di noi lo Spirito Santo, che è equivalente alla presenza di Gesù.
Nell’esercitazione pratica di preghiera che Gesù fa fare agli apostoli e a noi, cioè nella recita del Padre Nostro, siamo invitati a fare tre richieste che sono equivalenti (Venga il tuo regno, sia santificato il Tuo Nome, sia fatta la Tua Volontà). Resta chiaro che dobbiamo volere le stesse cose che Dio vuole e questo è il primo punto.
Poi chiediamo il nostro sostentamento, che include le richieste pratiche che ci stanno a cuore. Poi chiediamo perdono con la misura della nostra capacità di perdonare: una misura che fa pensare e tremare. Infine chiediamo di non essere abbandonati nel momento della tentazione. La tentazione è sempre la stessa: metterci contro la volontà di Dio in un modo o nell’altro.
In fin dei conti chiediamo di sopravvivere (il pane quotidiano) e di vivere secondo lo stile misericordioso di Dio (rimetti i nostri debiti come…). Gesù lo precisa in altra occasione: “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro” (Luca 6). In altre parole a Dio importa che sopravviviamo ma soprattutto vuole che sappiamo perdonare e voler bene. Certo: essere onesti, casti e così via… ma se non sappiamo voler bene non ci siamo.
Ora io mi chiedo: è chiara ai cristiani questa priorità? Ho l’impressione di no. I catechisti insegnano a perdonare, a identificarmi con Gesù, a chiedere lo Spirito Santo, a volere la volontà del Padre? Si e no. Mi pare che devo cominciare da me stesso, da Gesù in me… Mi chiedo se sulla mia tomba si potrà scrivere: “qui giace un uomo che sapeva voler bene”. Come sarebbe bello…
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