sabato 30 luglio 2022

 Forse l’ultima cosa che ho appreso avvicinandomi alla fede cristiana è amare la Chiesa. Nel modo comune di ragionare la Chiesa è considerata un’istituzione come le altre e invece non è così. La Chiesa è stata fondata da Gesù e basta leggere la seconda parte del Vangelo di San Giovanni – il discorso dell’Ultima Cena – per renderci conto che ci troviamo davanti ad una realtà intensa, incandescente, piena d’amore e di dedizione. Indubbiamente nella storia della Chiesa ci sono state istituzioni venerabili che avevano una caratteristica collettiva peculiare. Per esempio il convento o percepire la propria comunità come una compagnia militare. Ma non per questo va persa la dimensione soprannaturale che è anche di stile familiare. Nella Trinità c’è un Padre e un Figlio uniti dall’Amore dello Spirito Santo. Gesù è nato in una famiglia unita che ha superato avversità con spirito di amore intenso. La stessa istituzione naturale di famiglia in cui siamo nati ha una dimensione affettiva fondamentale e, quando non c’è, diventa problematica. La vera dimensione umana è quella familiare: non a caso quando si sta bene si dice che ci si trova in famiglia. Normalmente rispetto al lusso eccessivo si preferisce sentirsi a casa con i gusti e sapori domestici.

E’ importante trattare i propri fratelli nella fede con una delicatezza particolare. E’ bellissimo quando c’è stima e rispetto non solo fra le persone ma anche fra le istituzioni. Tutti noi abbiamo sentito un senso di disagio quando abbiamo appreso che non correva buon sangue tra francescani e domenicani e ci piace vedere quadri in cui sono rappresentati entrambi in atteggiamento fraterno. 

Un senso di rispetto e affetto particolari è dovuto al Papa. Normalmente chi è in posizione di vertice dimostra più chiaramente i propri difetti. In senso positivo penso che tutti abbiamo un bel ricordo dei Pontefici della nostra vita e nutriamo gratitudine al Signore per averci dato in particolare Giovanni Paolo II. Dal 1978 fino al 2005: per più di un quarto di secolo abbiamo palpitato con le sue iniziative e insegnamenti. E’ stato un dono della Provvidenza e giustamente lo veneriamo come un santo.

Viceversa quando ci sembra di scorgere, secondo il nostro illuminato e presuntuoso parere, qualche manchevolezza nel Papa o non apprezziamo qualche sua dichiarazione o iniziativa, facciamo bene a starcene zitti o a far notare che le cose hanno anche aspetti positivi. Soprattutto c’è la Provvidenza che provvede anche quando secondo noi ci sono disastri. Basta dare un’occhiata alla storia per convincerci di questo.

Morale: devo imparare a ringraziare il Signore per l’appartenenza alla bella famiglia della Chiesa, devo stimare e rispettare gli altri cattolici e devo pregare per il Papa, il Dolce Cristo in terra come diceva la grande Caterina da Siena.

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