Nel Vangelo ci sono alcune scene in cui i personaggi vanno di fretta: i pastori si affrettano per andare a vedere il Bambino, Maria si affretta per andare a trovare la cugina Elisabetta ormai al sesto mese, Pietro e Giovanni addirittura corrono per andare a vedere il sepolcro di Gesù ormai vuoto. Queste sono le frette sante.
Poi ci sono le nostre frette: “sto scappando” si dice abitualmente per dire che ho fretta. Sì, ma scappando da dove e per dove? E’ a queste frette che Gesù si riferisce quando dice “Non state in ansia… non preoccupatevi” (Luca 12, 22 e 29). Ci sono frette e frette. La vera urgenza c’è per le cose di Dio, quelle che danno il senso della vita e aprono l’orizzonte del rapporto familiare con Gesù, con Maria, per i nostri amici del Cielo e della terra. La sorella di Lazzaro Maria sente l’importanza di non perdersi una parola di Gesù e sa stare immobile ad ascoltare, a differenza di Marta che vive una fretta inutile e si sente dire: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Luca 10,41).
Abbiamo da poco lasciato il Natale e ci avviamo verso un anno nuovo. Quale fretta abbiamo? Quella buona o quella inutile? Cerchiamo sicurezze, soddisfazioni, traguardi evanescenti? Mi aiuta pensare al mattino che il giorno che ho davanti è un’occasione per fare ciò che Dio vuole, un’opportunità per amare. Non è vero che “il cielo può attendere”. Le mie cosette possono attendere.
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