domenica 15 gennaio 2012

Perché mi piace lo stile di Renzo Arbore. Un contributo per un libro.




Renzo Arbore è un signore. Sembrerebbe un’affermazione generica: si potrebbe dire che è un regista, jazzista, presentatore, clarinettista, doppiatore di dromedari, cantante, direttore d’orchestra e così via. Ma la sua caratteristica fondamentale è di essere un signore. Chi è un “signore”? “Signori si nasce” dice il barone Ottone Spinelli degli Ulivi, detto Zazà, interpretato da Totò nell’omonimo film. Ebbene sembra proprio che Renzo “signore lo nacque”. Tratta gli altri col massimo rispetto, sa ascoltare quando un altro parla, se lo chiami al telefono e non lo trovi ti richiama poco dopo. Valorizza i talenti altrui, non è invadente, ha l’umorismo partenopeo (perfettamente adottato) di chi vede nelle situazioni il lato comico, non si considera una persona importante. E può bastare anche se potrei continuare.
Sono stato il direttore dell’Ufficio Informazioni dell’Opus Dei per quarant’anni e per Renzo ho fatto l’unica eccezione ad una regola rigorosa: chi ha quell’incarico non può esprimere pubblicamente nessun parere su questioni professionali, politiche, artistiche di qualunque specie, per il semplice motivo che i fedeli dell’Opus Dei sono liberi di pensarla come vogliono e sono uniti solo nei contenuti di fede cattolica: non hanno un rappresentante per ciò che riguarda quei temi. Per quarant’anni mi sono attenuto a questa condotta, ma è venuto un giorno del 2010 in cui Renzo mi ha invitato alla presentazione alla stampa dell’edizione in DVD del “Pap’occhio”. Sono andato e, quando già i giornalisti stavano chiudendo i loro taccuini, Renzo mi ha chiesto se volevo dire qualcosa. Allora ho fatto “l’eccezione”. Ho detto che stimavo Renzo Arbore e il suo modo di fare spettacolo, il suo stile familiare che coinvolge il pubblico facendolo sentire a casa sua, come in una festa di famiglia, senza mai essere volgare. Ho detto che quel film proponeva un’immagine del  Papa simpatica, sportiva e interessata ai giovani; che il monologo di Benigni era “apostolico” perché parlava del giudizio universale e distingueva il cristianesimo dal marxismo; che il film meritava la prima serata su RaiUno perché era sereno, positivo e divertente. Il giorno dopo una trentina di giornali annunciava che “l’Opus Dei aveva sdoganato il Pap’occhio” e a tutt’oggi wikipedia cita quest’intervento nella voce relativa al film.
Non sono pentito di aver fatto uno strappo alla regola perché penso davvero che lo stile di Arbore sia uno stile cristiano. Lui dice di sé che è “cattolico, apostolico, foggiano”, ma non mi riferisco all’aspetto confessionale. Penso che l’Italia abbia dato al mondo degli artisti che sono cristiani perché umani (i cristiani hanno un Dio che è umano. L’allegria, la musica sono anticipi del Paradiso). Umani, ironici e autoironici: chi sa ridere di se stesso è una persona che non si prende sul serio, che ha il senso del limite e non é fanatico. Uomini che non si nascondono dietro paraventi professionali o di maniera, ma mostrano se stessi così come sono. Basti pensare a Guareschi che ha fatto ridere l’Italia del dopoguerra dilaniata dalle fazioni politiche; a Flaiano, Fellini, Saba, Totò e soprattutto Carosone, grande ispiratore di Renzo Arbore.
Una volta ho presentato in televisione un mio libro sul Paradiso. Il giorno dopo mi ha telefonato Arbore che voleva il titolo esatto del libro per comprarlo. E’ da notare che non voleva averlo in omaggio perché “i libri vanno comprati”. Avevo detto in trasmissione che in Paradiso staremo come “a casa”, come quando torno in Calabria nella casa di mio nonno, vedo i vecchi mobili e dico: “che bello sono a casa! sto fra le persone che mi vogliono bene e a cui voglio bene”. Questo concetto gli era piaciuto. Perché Arbore è fatto così: con lui “si sta a casa”.


2 commenti:

  1. Trattare gli altri "con il massimo rispetto" è per san Paolo una caratteristica dell'amore che, dice lui, "non manca di rispetto".
    La parola "rispetto" oggi viene sostituita con la parola "tolleranza", che sta a rispetto come la luna sta al sole. Colui che rispetta si pone in rapporto attivo con il suo prossimo perché rispettare qualcuno significa "averne bisogno".
    PS Saluti dalla Calabria!!!

    RispondiElimina
  2. Questa è la prova che tra... "nasciuti" signori, ci si intende!

    RispondiElimina