I
mistici vivono in modo intenso le ore della Settimana Santa. Per molti di loro
il venerdì santo è un giorno di passione. Un mio amico conosce un sacerdote che
soffre terribilmente il venerdì santo e spesso chiede l’ora perché sa che le
sofferenze terminano alle tre. Noi, che abbiamo una vita cristiana normale, non
sperimentiamo questi fenomeni ma è giusto che viviamo queste giornate con un
raccoglimento particolare.
Mi
emoziona la frase di Gesù: “Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua
con voi” (Lc 22,15). Nella versione latina c’è una ripetizione suggestiva:
“desidero desideravi”, ho desiderato con desiderio. Che fuoco di sentimenti
c’erano nel cuore di Gesù in quel momento! L’agnello di Dio stava per essere
immolato e il suo desiderio era permanere con noi come alimento, in comunione
con noi, col suo sangue e la sua carne. Il giovedì santo è una festa
bellissima, con la consuetudine di andare in giro la sera a pregare davanti al
Santissimo Sacramento esposto. In questi momenti avverto un desiderio di
solitudine che non è solitudine: è stare da solo con Lui per capirlo, per
ringraziarlo. Il cuore sente e capisce meglio dell’intelletto questo mistero.
Il
sabato santo è il momento del silenzio. Vorrei stare solo, senza distrarmi, per
partecipare a questo silenzio misterioso in cui Gesù è morto ma è attivo.
Un’attività che esplode nella risurrezione. La Pasqua è felicità. Anche qui il
cuore supera l’intelletto perché è felice più di quanto sappia dire. E’ la vera
felicità.
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