Il
giorno di Pasqua Gesù risorge. Solo un Dio può risorgere dopo tre giorni. Il
fondamento della felicità cristiana sta in quella risurrezione. Il giovedì
santo si avverte palpitante l’umanità di Gesù: il suo cuore. Il giovedì santo è
il giorno che più mi commuove. La Domenica di Pasqua è la fede che mi mostra il
prodigio di Dio. Il giovedì precedente sento il cuore di Gesù ardere con
un’intensità irraggiungibile che emana il calore sufficiente per riscaldare il
mio povero cuore. Gesù comincia esagerando, inventandosi un gesto che ora è
abituale ma allora doveva risultare sconvolgente. Lava i piedi ai suoi amici e
lo fa bene, con l’asciugamano cinto in modo da asciugare dopo il lavacro. Ma
perché fai questo Signore? Pietro, che ha il cuore grande, avverte l’eccezionalità
del gesto e si ribella. Si ribella anche perché avverte che in quel gesto
incombe la tragedia. Poi il pane e il vino. Vorrei non abituarmi mai e vedere
in ogni Messa l’ultima cena. “Ho desiderato ardentemente” dice Gesù nella traduzione italiana del Vangelo. Il
fuoco arde nel cuore di Gesù ed è il fuoco della redenzione, del rinnovato
amore fra l’uomo e Dio. L’amore di Dio c’è sempre ma ora noi possiamo attingere
al cuore di Gesù per infiammare il nostro. Che gran giorno il giovedì Santo! Quest’anno
lo passeremo accanto all’ultimo dono che Dio ci ha fatto: un Papa che sa parlar
d’amore, che lo trasmette. Un Papa che opera e parla con la dolce pedagogia del
pastore che vuol nutrire al meglio le sue pecore.
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