Da
un po’ di tempo torno a pensare che la mia vita, come la vita di ognuno, è
stata un susseguirsi di doni. Il primo dono è l’essere nato, poi l’affetto dei
genitori e la loro cura, durata anni, per la crescita e l’educazione. Poi penso
al dono della capacità di amare, il dono della bellezza attorno a me che
richiama la bellezza dentro di me: l’aria, il mare, tutta la natura e così via.
Le cose più belle della vita sono un dono, gratuite. Il dono per eccellenza è
Gesù, che mi apre la strada, entra dentro di me, mi dà un modo bello e giusto
di vivere e dà un senso alla stanchezza e alle sofferenze. Il dono più dolce è
quello di Maria. Da Maria mi sento capito e accolto. Mi sento in confidenza.
Mia madre non era oppressiva ed era in confidenza con me: io capivo lei e lei
capiva me; c’era un’unità che non aveva bisogno di parole. Ora mia madre mi
segue dal Paradiso ma non mi sento orfano. Sento che Maria è ancora più mia
madre. Non mi giudica, ha una pazienza infinita. Genera in me Gesù anche se
sono piccolo. Sono un suo figlio unico. Questa è una caratteristica divina: per
Dio siamo tutti figli unici. E anche in po’ viziati, come il figliol prodigo.
Maria è sempre pronta, ottimista, sempre contenta di essere interpellata. E’
assunta in cielo per me, per noi: mi segue col cuore umano, come umano è il
cuore di Gesù. Sento che mi ha evitato occasioni e ostacoli che potevano
perdermi. Con lei l’impegno duro diventa facile e umano. Diceva San Josemaría:
a Gesù si va, e si torna, per Maria.
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