Gregorio Fogliani
Sono
cresciuto nel dopoguerra con un’opinione pubblica avversa agli imprenditori.
L’imprenditore era visto comunque come uno sfruttatore e un colpevole: persino
l’illuminato Olivetti veniva guardato con sussiego. La cultura marxista era
penetrata. Ora che le aziende vengono spazzate via dalla crisi, è diventato
evidente che l’imprenditore è indispensabile per la società. La settimana
scorsa ho portato un mio amico imprenditore a parlare ad una cinquantina di
universitari. Sono rimasto colpito dalle cose semplici e fondamentali che ha
detto. Bisogna essere disposti a cambiare lavoro ma non a cambiare moglie.
Conviene tornare a casa alle 19, tanto non si fa più nulla di sostanziale e va
dedicato tempo alla famiglia. Saper semplificare: è molto più facile complicare
che semplificare. Occorre trovare soluzioni non problemi. La parte creativa del
lavoro non è in ufficio ma in relazione con le persone. Ha 1.300 dipendenti, la
maggior parte donne, e se una, preoccupata, viene a dire che è incinta, si
festeggia. In collaborazione con i sindaci e la Caritas ha inventato una tessera che consente
alle famiglie in difficoltà di comprare cibo sano e invenduto. Sta cercando di
semplificare la legge che rende difficile la distribuzione di cibo buono
imponendo celle frigorifere, mentre molti poveri vanno a recuperarlo nei
cassonetti. Lo scopo dell’imprenditore non è il solo profitto ma creare lavoro.
Mi sembrava di assistere ad un’esercitazione pratica della dottrina sociale
della Chiesa.
Come santificare il lavoro!
RispondiEliminaCredo che il lavoro si santifichi esercitando l'arte dell'amore nei confronti dell'altro attraverso la logica del servizio.
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