Sto
collaborando a quattro trasmissioni su Giovanni Paolo II
per RaiDue. In sala di montaggio dò spettacolo mio malgrado. Appena appare
Wojtyla sento un’emozione particolare e dopo qualche minuto mi scendono lacrime
irrefrenabili. Una collaboratrice provvede a un mazzetto di fazzoletti di
carta. Giovanni Paolo II è stato un dono di Dio ed è anche un pezzo della vita
di ciascuno di noi: a lui sono legati ricordi, conversioni, aperture della
mente e spettacoli della fede che hanno lasciato un segno duraturo. Fin
dall’inaugurazione del Pontificato, in quell’ottobre del ’78, percepimmo che
stava iniziando un capovolgimento. La Chiesa sembrava assediata culturalmente,
spiritualmente e anche politicamente ed ecco che il capo degli assediati gridava
con voce potente, non ai suoi ma agli assedianti: “non abbiate paura!
Spalancate le porte a Cristo!”. Un vero contrattacco, una marcia che non è
finita più, fino a quando il grande campione, il caro Papa, con l’ultimo
respiro ha smesso di insegnarci come si vive e come si muore. Prima di lui la
cultura dominante ancora offriva illusioni (basti pensare al mito del marxismo
e del ’68). Dopo di lui son caduti i falsi idoli. Il capitalismo selvaggio,
l’individualismo incapace d’amare, la sfrenatezza sessuale, il disprezzo della
vita ora mostrano il loro volto effimero e malvagio. Le folle di giovani
mobilitate da lui continuano a seguire i suoi successori con l’entusiasmo
dell’amore. Grazie Signore per averci dato Karol!
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