Sono passati alcuni giorni ma
l’incontro del Papa con Peres e Abu Mazen non è un evento ordinario da
dimenticare. Ancora una volta la logica cristiana dimostra la sua solidità
rispetto alle vittorie effimere del laicismo. Il Papa ha costruito l’incontro sulla
roccia solida della preghiera: senza l’aiuto di Dio non possiamo far nulla. In
secondo luogo ha messo in rilievo il coraggio necessario per la pace: occorre
avere la forza di superare il criterio degli interessi materiali e dello
spirito di vendetta. La violenza è una debolezza. Siamo agli antipodi della
mentalità dominante, nata dalla riforma protestante e dallo spirito della
rivoluzione francese, che considera l’uomo fattore di se stesso e che vuole la
giustizia oggi e adesso usando metodi violenti (dalla ghigliottina alle guerre
del novecento). Questa mentalità ha creato l’idea dello scontro di civiltà con
il mondo musulmano (Occidente contro Islam) ma già Giovanni Paolo II si
sottrasse a questa logica con l’incontro di Assisi. Ora Papa Francesco prosegue
quest’opera affermando lo spirito evangelico che porta frutti duraturi di pace.
Qualcosa sta cambiando. Lo vediamo anche nella mentalità dominante nel nostro
Paese: piccoli segni di vitalità dello spirito cristiano anche nei media. Don
Matteo fa incetta di ascolti in tv, una suora fa recitare il Padre Nostro in
una trasmissione popolare. In politica si fa strada il desiderio di onestà e di
affidabilità. Piccoli segni di una primavera che nasce dalla preghiera.
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