Il rosario sotto le stelle.
Per me è un momento pieno di ricordi. Avevo 18 anni e, con sorpresa di mia zia,
le chiesi di recitare il rosario insieme. Fino all’anno prima non avevo
partecipato a questa preghiera domestica anzi ne facevo un’affettuosa
imitazione: “Ave Maria piena di grazia.. (Ninì hai chiuso i polli? Sì).. Santa
Maria madre di Dio..”. Eravamo in Calabria d’estate e la preghiera si recitava
sul terrazzo, mentre l’Orsa maggiore dominava splendente rimandando alla stella polare più in là. Mia
zia non mi avrebbe più rivisto per anni perché la Madonna, grazie anche alle
sue preghiere, mi stava indicando una strada di dedizione a Dio. La rividi
molto tempo dopo e bevve con occhi lucidi il racconto della mia vocazione. In
questi giorni la ricordo pregando su una scogliera, con le stesse stelle.
Guardare le stelle è perdersi
nell’infinito, un infinito che è grande ma poca cosa rispetto alla capacità di
amare che ci rende prìncipi del creato. Di giorno nuoto con occhialini verificando
com’è creativo il creatore. I saraghi piccoli sono elegantissimi vestiti
d’argento con una fascetta nera poco prima della coda. Le salpe pascolano nella
zona delle alghe mimetizzandosi col dorso verde: ogni tanto lampeggiano riflettendo
il sole col ventre argenteo. Sempre nuovi incontri: pesci maculati di cui non
conosco il nome, con le sarde e tanti pesciolini neri che non hanno paura. Se esco
in canoa ogni tanto saltano dei branchi di alici. La natura parla di Dio e mi
fa parlare con Dio.
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